... simile alla strega del castello incantato
Ottobre 2015. La casetta riconoscibilissima. Sono sparite le finestre
della porzione in secondo
Per fortuna che, a Miradolo, l’incontro
con quella del castello si dimentica presto. Tutto è così bello e così
pronto a regalarti soltanto letizia e pace, in questo angolo montano,
che non ci vuol molto a metter da parte le seccature.
Ed il volto arcigno della guardiana scompare subito dalla mente per
lasciare il posto a quello sorridente e tondo di «madama Gusto»
prosperosa padrona dell'albergo, fantasiosissima cuoca e cucinatrice
senza concorrenti delle più soavi trote del Chisone. Non perde tempo in
complimenti, lei, ma abborda subito l'ospite con l'argomento più
importante:
— Che cosa le prepariamo?
C'è chi, prima di rispondere, aggrotta la fronte, pensa ed almanacca.
Gli indiziati, invece, se la cavano più alla svelta con uno sbrigativo:
— Faccia lei!
Come fa lei, già lo si sa, è sempre ben fatto. Non resta altro che
mettere le gambe sotto uno dei tavoli del salone da pranzo.
Sian resi sempiterni onori a chi lo volle così come è, questo salone.
Poeta ed epicureo doveva essere. Tutte rivestite in legno ha voluto le
pareti e le finestre ha aperto tra fronde verdi e fruscianti, sì da
crearti l'illusione di stare in un aereo nido costruito sui rami di un
albero gigantesco. L'occhio si perde tra le foglie, dolcemente agitate
dalla brezza monti e rifrangenti in mille sfavillii la luce del sole,
meni l'orecchio accoglie la musica fresca ed agreste delle acque del
Chisone scroscianti tra i sassi che ne ostacolano la corsa. Il mondo è
infinitamente lontano da questa sala, ne fermano ogni eco la barriera
verde degli alberi, il tormentato sventagliare delie acque schiumose.
Qui si è soli con il profumo della montagna e... con la candida polpa
delle trote di «madama Gusto».
Trote come si mangiano soltanto a Miradolo, tratte appena dal Chisone.
Allineate nel piatto con le squame argentee punteggiate di rosso e la
boccuccia aperta, paiono vive ancora. Squartate, invece, e bollite, le
hanno già.
— Ma dove le pescano così belle?
Madama Gusto sorride e allarga le braccia.
- E chi lo sa? I pescatori lavoran di notte e non
rivelan mai dove tendono la rete. Scoperto il gorgo buono, lo tengono
segreto perché han paura che ci vengano anche gli altri. È inutile
interrogarli. Dai pesci hanno imparato ad esser muti. Delle volte dopo
molte preghiere, parlano indicano un luogo. Ma sono bugiardi. Può
essere, sicuro che di là non c'è mai passata una trota, neppure per
isbaglio.
- Ma sarà vicino o lontano il posto dove le trovano?
- In tutto il Chisone ci son trote. Forse quelle che
mi vendono le pescano davanti all’albergo mentre noi si dorme.
Non credo che ciò sia possibile, perché Bioletto ha perlustrato a lungo
la riva del torrente con gli occhiali ad una spanna dalle acque, ma di
trote non ne ha viste neppure una. Ci hanno, però, detto che si
nascondono dietro a sassi.
Dove le vadano a cercare, ad ogni modo, interessa fino ad un certo
punto, mentre le si mangiano, bollite eppoi condite con olio e limone,
oppure fritte nel burro con sopra una foglia verdegrigia di salvia e
contornate da quei funghi di Prarostino che quelli che li colgono son
più segreti dei pescatori.

In questa cartolina datata 1909 si vede il ristornate prima che
l'edificio venisse totalmente rifatto. Sullo sfondo il ponte
ricostruito nel 1907 che nella foto è praticamente nuovo.

In questa cartolina stampata nel 1940 si vede il ristorante rifatto al
posto del precedente.In questa cartolina stampata nel 1940 si vede il
ristorante rifatto al posto del precedente. È in questa veste che viene
descritto dal giornalista.
A mangiarle attorno al tavolo di Miradolo è con noi Paolo Zappa, reduce
dai suoi incontri con i tagliatori di teste di Borneo. Dimostra,
infatti, un'abilità del tutto speciale nello spiccare le testine
appuntite delle povere trote.
...Paolo Zappa, reduce dai suoi
incontri...
Bioletto ne è ammiratissimo e tacitamente cerca di imitarlo. Apre solo
bocca per insorgere quando il nostro giramondo dice:
— Anche nel Maroni c'è un pesce simile...
Bioletto scatta:
— Qui siamo vicino al Chisone. In Piemonte e non nella Guiana. E in
tutta, la, Guiana non ci può essere un posto bello come Miradolo.
Bioletto si entusiasma durante le tappe di questo nostro giro
gastronomico e sostiene, con piena ragione invero, che qui torinesi i
quali non sanno come passare la domenica sono da compatire.
Intanto le trote sono andate già, assieme agli astretti vini di San
Secondo e di Campiglione, fatti dell’uve di questi monti, ed arrivan le
fragole dei boschi dei dintorni. Tutta roba del luogo c'è qui. E, per
finire non mancano i liquori d’erbe di montagna usciti dalle
distillerie della vicina Abbadia Alpina, il Genepin ed il Gran
Sestriere. Eppoi ci vengano a dire che questi non sono posti per
buongustai!
Al
suono dei grammofono.
Dite piuttosto che a Miradolo non si mangia soltanto. Si balla anche e
c'è un fior di piscina a pochi passi dall'albergo.
Proprio di fronte a noi sta affisso un vistoso cartello su cui spiccano
queste parole: «Ogni giovedì, ore 21, danze. Ingresso: Cavalieri, lire
2; Dame: ingresso libero. Ma non solo al giovedì si balla, anche la
domenica pomeriggio e l'altre sere, al suono della, radio o del
grammofono. Ed i cavalieri sono in gran parte cavalieri per davvero,
giacché gli ufficiali della Scuola di Pinerolo son vicini. Gli altri
cavalieri, invece, dice madama Questo, sono i mafiôs della città.
All'ambiente locale si frammischiano i gitanti da Torino e la pista da
ballo del salone è sempre affollata., mentre le note della carioca
s'uniscono, sfuggendo dalle finestre, con il cinguettio degli uccelli.
Atmosfera di idillio e ritmo di danza negra nella terra benedetta di
Miradolo.
... la pista da ballo è sempre
affollata
Madama Gusto, frattanto, ha lasciato i paioli della cucina, si è
profumata tutta ed è venuta ad assiedersi dietro al banco posto
all’ingresso della sala, dove vende i biglietti per il ballo e
distribuisce sorridendo strette di mano.
Nei momenti di sosta ci racconta di sé e di suo marito, Augusto Giai,
cameriere internazionale a Montreux, a Losanna, a Nizza, a Briançon,
che sono venuti qui sedici anni fa ed han comprato una osteria per
costruirvi sopra il loro albergo. Quando tutto è stato fatto bello, i
clienti han cominciato a venire: gente che ama la tavola delicata e
coppie di innamorati. Poi si fecero un nome e lei che si chiamava
florealmente Giacinta divenne «Madama Gusto». Gustarono le trote di
Miradolo ospiti illustri, primi tra i quali il Principe e la contessa
Jolanda. Di Miradolo si interessò anche il senatore Agnelli, sempre
vicino a tutto quanto si fa nella vallata.. « È stato il senatore – ci
racconta madama – ad affrettare l’arrivo del permesso per aprire la
nostra
piscina».
La piscina, grande attrazione di
Miradolo
La
piscina, grande attrazione
di
Miradolo. Una piscina in tutto e per tutto, essa è, con la sua vasca in
cemento, la vasca per le sabbiature, il terreno soffice di rena, le
cabine, le docce, le altalene ed il trampolino. Una delle nostre del
Po, insomma, portata accanto al Chisone. Nascosta pur essa tra gli
alberi e popolata di fanciulle seminude e di robusti ragazzini.
Il ponte del comm. Trombotto.
Ve l'abbiamo detto, c’è tutto a Miradolo, anche una sorgente di acqua
solforosa sgorgante fra i boschi, anche di quelle passeggiate che tanto
piacciono agli ultimi superstiti dell'amore romantico, anche la visione
del Castello del Lupo ricco di leggende, non ultima delle quali quella
del sotterraneo scavato al tempo dei Principi d'Acaia che unisce d'un
fiato il maniero pinerolese al Castello di Rivoli.
Tutto questo attorno al ponte sul Chisone «costruito — come dice una
bronzea targa — nel 1878 col denaro dei Comuni consorziati e della
Provincia, auspice e promotore indefesso il comm. Carlo Trombotto,
sindaco di San Secondo». Grand'uomo quel comm. Trombetto anche se un
bel giorno il Chisone in piena gli mandò all’aria il ponte sì che fu
necessario rifarlo.

Ottobre 2015. Ecco la “bronzea targa” citata nell'articolo. È
sovrastata da una nuova che ricorda il crollo del ponte dovuto alla
piena del 2000 e la sua ricostruzione. In due placche capiamo che dal
1878 ad oggi il ponte è stato rifatto tre volte. Età media inferiore ai
cinquant'anni...
Il Chisone, di tanto in tanto, ne fa di questi scherzi. Dicono, anzi,
che, in tempi assai lontani, un giorno si sia ingoiata addirittura
tutta quanta la frazione di Miradolo. Adesso, però, è un po' di tempo
che si comporta bene. Forse ha capito, il buon torrente brontolone, che
gli uomini gli sono assai più grati se continua a fabbricare trote da
far mangiare, piuttosto che mangiarsi ponti e case per farle
rifabbricare.
7 gennaio 2001. Il ponte che l'autore
ha citato è stato irrimediabilmente danneggiato dall'alluvione di fine
2000. Sarà completamente rifatto negli anni successivi.