Cari concittadini, permettetemi di usare il termine “mio” per un museo
che, essendo civico, è ovviamente nostro...
Ho voluto esprimermi in questo modo nel tentativo di trasmettervi cosa
provo per quell'istituzione.
Anni
fa, quando ero ancora un bambino, ho cominciato ad avere qualche
problemino ai denti. Per cui mia mamma mi ha portato dal dentista. E
fin qui è tutto ovvio.
La cosa strana era che, nonostante un'indole
generalmente tranquilla, di fronte al dentista mi trasformavo in
novello Attila e agivo di conseguenza.
La ricerca di qualcuno in
grado di “mettermi le mani addosso” si è conclusa nello studio del
dott. Strani dove Paolo, col suo bel modo di fare, non ha avuto
difficoltà a curarmi.
Ma, dato che il male è doloroso anche se chi lo fa è gentile, mi è
capitato di mettermi a piangere.
È
lì che è arrivato il mitico Mario. Papà di Paolo e anch'egli dentista
che allora lavorava ancora. Mi ha consolato un po' e, più tardi, mi ha
congedato regalandomi una farfalla imbalsamata con una tecnica speciale
inventata da lui stesso.
Appassionato com'ero, già da solo, di
queste cose, il regalo non poteva che essere la scintilla di
un'amicizia che sarebbe rimasta inossidabile per il resto della vita.
Eravamo
verso la fine degli anni '70. In quel periodo, in collaborazione con la
Pro Pinerolo ed il Comune, Mario Strani aveva dato vita al primo
embrione del Museo di Scienze di Pinerolo che oggi porta il suo nome.
La
prima volta che sono entrato, era fatto di una sola stanza di palazzo
Vittone all'angolo di Via Brignone. Era tutto nuovo. Le vetrine fatte
per l'occasione e tutti gli allestimenti freschi. Ricordo il disegno di
un enorme bicchiere di birra che serviva ad illustrare come un fungo è
alla base della fermentazione alcolica. Più in là, una vetrina
sull'evoluzione della specie. Concetto di fondamentale importanza che
stava particolarmente a cuore a Mario.
Fine anni '70. Cerimonia nella prima sala del museo.
A sinistra: Mario Strani.
Col passare del tempo e la collaborazione di tanti amici di Mario, le
sale sono progressivamente aumentate.
Ricordo
con particolare piacere Gualco Secondo. Un fenomenale vecchietto capace
a far di tutto e che era mosso da un entusiasmo dirompente per
quanto lo circondava. Al mattino si dedicava all'assistenza dei
disabili, al pomeriggio ci trovavamo in museo col mitico Mario e
costruivamo...
E quando dico “costruivamo” non è per nulla in senso
metaforico. Tutto è nato col “fai da te”. In museo non è mai entrato
altro che ferramenta, assi, vetri e latte di vernice. Solo
occasionalmente qualche vetrina già fatta.
E col tempo nascevano vetrine, più o meno rozze, allestimenti mostre...
Mario continuava a trasferire al museo sue collezioni per cui man mano
che crescevano gli spazi venivano riempiti. Anche troppo!
Ricordo
ancora quante volte Mario ha ripetuto la richiesta di avere un po'
spazio da dedicare a magazzino per non essere costretto a tenere tutto
in vetrina.
Arriva il 1989 e Mario decide di donare tutte le sue
collezioni alla cittadinanza. Lui, veronese di nascita, si sentiva
ormai pinerolese e voleva lasciare qualcosa di importante alla città
adottiva.
1989: Mario Strani dona le sue collezioni alla cittadinanza.
Da sinistra: Mario Strani, il sindaco Livio Trombotto ed il notaio
Ortali.
La
cerimonia ufficiale ha avuto i connotati di una cerimonia ufficiale...
Molto diverso è stato il trasloco di miriadi di funghi, insetti,
plastici e altro ancora che uscivano da cantine, armadi e meandri vari
per convergere verso il museo. Tutti coloro che sono stati coinvolti
non possono non ricordare quante volte siamo andati in giro per la
città trasportando sacchi e scatole piene delle cose più inverosimili.
L'evoluzione
del museo ha portato alla necessità di dare una veste ufficiale ai
volontari che se ne occupavano per cui il 20 Ottobre 1992 davanti al
Notaio Ortali, Mario Strani, il prof Giuseppe Pochettino ed io abbiamo
fondato l'Associazione Naturalista Pinerolese con lo scopo principale
di gestire il Museo.
Così è continuata la crescita. La veste
ufficiale consentiva di chiedere finanziamenti e gestirli in maniera
appropriata consentendo di andare avanti.
Un fatto importante si
è verificato nel 1997 quando un finanziamento regionale, cui si sarebbe
aggiunto un importante intervento Comunale, ha permesso di
ristrutturare tutte le sale.
Fino a quel punto il museo era
cresciuto acquisendo progressivamente spazi che prima erano destinati
ad altri scopi. Per cui erano sale un po' cadenti e gli impianti erano
vetusti.
L'occasione ha permesso di fare un importante salto in avanti.
Si
trattava di rifare tutti gli impianti elettrici, l'intonaco su diverse
pareti, la tinteggiatura ovunque e il pavimento di qualche sala.
Con un problemino: il museo era pieno!
I
volontari dell'Associazione per mesi sono andati quasi tutte le sere in
museo a preparare lo spazio per chi lavorava il giorno dopo. Penso che
abbiamo traslocato tutto il museo sei o sette volte.
Sembrava di
fare il gioco del 15. Quando gli elettricisti dovevano lavorare
occorreva sgombrare le sale. Il che voleva dire sgombrarne qualcuna
stipando la roba nelle rimanenti e successivamente fare il contrario
per finire il lavoro nelle sale che al primo giro erano servite da
magazzino.
Dopo di che la storia si ripeteva per far spazio al decoratore...
Ricordo ancora il gran finale.
Quando
tutto cominciava a sembrare alla fine, si è scoperto che c'erano ancora
soldi per sostituire un paio di pavimenti particolarmente deteriorati.
Ri-sgombra un paio di sale...
Non contenti di tutto questo abbiamo
pensato di rivedere tutte le vetrine. Essendo nate artigianalmente e
nel corso di molto tempo, erano di tutte le fogge ed i colori
possibili e immaginabili. Le abbiamo revisionate tutte e dipinte dello
stesso colore per dare la necessaria omogeneità alle sale.
In
quell'occasione era anche capitato un incidente antipatico. Proprio
mentre finivano i lavori, una nota rivista pubblicava un articolo che
denunciava lo stato di abbandono del museo... Non ho mai capito bene
com'era andata la storia ma non è importante. A me interessava che il
museo stesse migliorando.
Restava il problema del sovraffollamento
delle sale. Qualcuno, non conoscendo la storia, al vedere il museo lo
ha criticato per somigliare troppo ad un magazzino. In effetti è così.
Ma non per scelta. La grande abbondanza delle collezioni ha sempre
costretto a “pigiare” le cose in vetrina frenando l'entusiasmo di tutti
noi che tentavamo di fare allestimenti più accattivanti ed interessanti.
È in quelle circostanze che ha iniziato a frullarmi in testa un'idea
balzana...
Sapevo
che era in costruzione una nuova sede per l'Istituto Alberghiero di
Pinerolo allora ospitato a Villa Prever. Pensavo: avere il museo in un
posto magnifico e dotato di un parco ed un lago permetterebbe di
lanciarsi in allestimenti “vivi” e maggiori spazi potrebbero
permettere di avere l'agognato magazzino, una area da destinare ad
attività didattiche e allestimenti finalmente adeguati.
E così ho fatto la proposta al consiglio direttivo.
Ricordo che è piaciuta a tutti ma nessuno era gran ché convinto che si
sarebbe mai realizzata.
Così abbiamo avuto qualche contatto informale con le autorità seguito
da lettere più ufficiali.
Il
tutto, nel 2000, è scaturito in una visita ufficiale a Villa Prever cui
hanno partecipato il personale del Comune ed i volontari
dell'Associazione.
A questa, è seguito il progetto, che nella sua
redazione originale prevedeva l'impiego di tutti i fabbricati e del
parco, che è stato presentato al comune.
Una particolarità del
progetto era la proposta di conservare nello stato originale i salotti
per poterli utilizzare come sale di rappresentanza del Comune vista la
loro particolare bellezza consentendo anche di dare maggiore vitalità
al Museo.
Nel 2001 la Giunta Comunale delibera un Atto di Indirizzo che assegna
la Villa al Museo.
I volontari cominciano a censire quanto c'è ancora nella villa, a
redigere documentazione fotografica ecc.
E
trovano varie sorprese. Sotto la villa c'è un rifugio anti aereo, gli
arredi erano stati fatti dall'architetto Valabrega di Torino
famosissimo
dalla fine dell'800 fino alla seconda guerra mondiale. In
un'intercapedine si trovano stucchi nuovi messi da parte chissà quando
per eventuali riparazioni, piastrelle ed altro ancora.
Per poter
conservare con cura quanto veniva trovato, il Comune, assecondando una
richiesta dell'Associazione, ha provveduto a sistemare in modo
essenziale l'impianto elettrico del basso fabbricato, in quel momento
non utilizzato, consentendo ai soci di usarlo per immagazzinare i
materiali tolti dalla villa in vista dei restauri.
Sono seguiti gli
interventi di tipo edile e successivamente un restauro delle
decorazioni - si tratta di stucchi e dipinti – dei salotti della Villa.
Nel
frattempo i volontari, col sudore della fronte e con i fondi
dell'Associazione, hanno continuato con il riordino, la pulizia ed il
restauro di quanto presente nella villa.
Così sono rinate le vecchie
credenze del Valabrega, i lampadari fiamminghi, il tavolo del sarto
Suppo, copri termosifoni, boiserie ed altro ancora.
Tutti lavori
relativamente lunghi sia per la disponibilità limitata del tempo dei
volontari che per la dimensione dei finanziamenti.
Nel frattempo si è cominciato ad usare la struttura per varie mostre e
iniziative non permanenti.
Nel
2010 l'Associazione è riuscita a concludere i lavori sugli impianti
elettrici ripristinando tutti i punti luce esterni ed interni. Sono
stati acquistati lampadari ed applique dove necessario e, per le sale
per cui non era ancora deciso l'allestimento, sono stati fatti
interventi di costo minimo ma sufficienti a poter utilizzare in
sicurezza gli ambienti.
E così si può pensare di trasferire in modo definitivo le collezioni.
Dato
che degli spazi originariamente previsti dal progetto è per il momento
disponibile solo la Villa, il trasloco completo di tutte le collezioni
non può avvenire subito.
Al momento in cui scrivo queste pagine -
Novembre 2010 - si sta valutando di spostare la sezione Micologica.
Scelta dettata dalla volontà di valorizzare una collezione unica al
mondo e rendere onore a Mario Strani che le ha dedicato quasi un secolo
della sua vita.
Qualche dettaglio è ancora in discussione ma siamo in partenza.
I volontari sono entusiasti.
Anzi, caro internet-nauta, servono volontari sia di carriera che di
leva (anche solo per il trasloco).
Sarai sempre gradito. Puoi contattarci a
[email protected].
&
Caro Mario,
Tante
volte hai detto che saresti morto senza vedere il tuo museo sistemato.
In un certo senso hai avuto ragione. Ma non montarti la testa! Non vale
dire queste cose oltre gli ottant'anni!
I tempi non sono stati
fulminei e restano molte cose sul tavolo. Ma mi piace ricordare che da
quanto Tu hai iniziato a lavorare, il Tuo museo è sempre cresciuto e
migliorato. Tutti i tuoi amici hanno lavorato con lo stesso intento e i
risultati si sono visti.
E porta pazienza se qualche criticone, non conoscendo la storia che c'è
dietro, vede solo gli inconvenienti del momento.
Noi stiamo lavorando insieme a Te come facevamo fino a qualche anno fa!
Ciao
Massimo