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La nuova sede del museo. Pensieri all'inaugurazione.

Civico Museo Didattico di Scienze Naturali Mario Strani.



Carissimi concittadini,

Vorrei poter iniziare dicendo “scusate se sarò prolisso ma non ho avuto tempo per sintetizzare”.
In effetti ho avuto a mia disposizione molto tempo per pensare a cosa avrei detto in questa occasione.

Ho deciso di usare questa occasione per spezzare una lancia a favore della scienza, da sempre in ultima posizione nella gerarchia delle cose che contano nel nostro paese.

La cultura ha due gambe, una umanistica ed una scientifica. Da noi [in Italia ndr], con la separazione dell’Impero Romano d’Oriente da quello d’Occidente, la scienza, che era essenzialmente orientale, è rimasta tagliata fuori. E così siamo diventati un paese con la cultura zoppa, in cui la gamba scientifica è quasi assente. Anzi, la scienza viene addirittura continuamente additata per ogni inconveniente capiti nella società.
E non illudiamoci che i guai siano capitati solo a Galileo. Almeno sarebbe una storia vecchia.
Non molto tempo fa ho visto uno spettacolo teatrale in cui uno dei protagonisti era un personaggio particolarmente tonto. Provate a indovinare che mestiere faceva? L’entomologo! E che risate tutte le volte che il mestiere veniva menzionato.
Chissà perché studiare gli insetti dovrebbe far ridere? Perché la figura del tonto non si fa fare a un archeologo o un letterato? E quelli che ridono, riderebbero anche se prendessero la malaria?
Invece per radio, durante la promozione di non ricordo quale evento scientifico il cronista, per sottolineare che l'iniziativa era proprio bella, ha detto: “Anche la scienza può essere interessate”.  Come se fosse ovvio che non lo è.
E poi un domanda riciclata; perché gli scienziati italiani sono per lo più all’estero?

Per cui ho pensato che la cosa migliore che avrei potuto fare è offrire un paio di risposte alla domanda che tutti si fanno – compreso chi lo nega – che è: perché dedicare risorse alla scienza?
Non ho usato il termine “risorse” per dire “denaro” in modo più elegante. Piuttosto, perché mi riferisco solo in parte ad esso, per quanto utile sia… Intendo risorse in senso ampio: dedicare tempo allo sviluppo delle proprie conoscenze scientifiche, provare a fare esperimenti, parlarne con gli amici.

Risposta 1 – Le scienze “non” naturali.

Quando Alessandro Volta, nella seconda metà del ‘700, studiava l’elettricità e mostrava i suoi esperimenti, non poteva certo immaginare che quello strano fenomeno fisico avrebbe portato l’ondata di cambiamenti che ha portato. Né, tanto meno, lo faceva con il fine di poter produrre la lavastoviglie o lo smartphone…
In quell’epoca, gli studi sull’elettricità apparivano quasi giochi di prestigio che si facevano per lo più nei salotti bene del periodo. Producevano fenomeni difficili da capire ai più e comunque erano una tale novità che nessuno, per quanto lungimirante, avrebbe potuto immaginare quali e quante invenzioni ne sarebbero derivate.
Eppure, un studio finalizzato solo ed esclusivamente alla comprensione del fenomeno elettrico, e quindi con un aspetto eminentemente teorico, ha provocato cambiamenti di proporzioni colossali tanto che oggi ci risulterebbe semplicemente inimmaginabile vivere senza elettricità.

Risposta 2 – Le scienze Naturali
Quando abbiamo organizzato la mostra su Darwin in occasione del 150° anniversario della pubblicazione dell’Origine della Specie fra le altre battute ho sentito dire più o meno così: Quindi, svariate centinaia di milioni di anni fa, eravamo dei pesci. Perbacco che interessante. Avesse studiato come far passare il raffreddore sarebbe stato più utile..
Sarà anche stata una battuta, ma la dice lunga lo stesso.
Cosa ce ne importa di sapere come eravamo fatti 500 milioni di anni fa? E come sono funzionati i meccanismi evolutivi che ci hanno portati ad essere come siamo?

Quando i navigatori hanno iniziato ad attraversare l’atlantico, hanno scoperto zone di oceano così fittamente popolate di merluzzi che la navigazione era addirittura difficile. Scoperta importante in particolare in un’epoca in cui i mezzi per conservare i cibi erano pochi e il merluzzo disseccato era uno dei pochi modi efficaci per portare cibo a grandi distanze.
In quell’epoca si pensava ancora che le risorse del mare fossero infinite, così i pescatori di due continenti hanno pescato sempre di più fino a quando, ormai nel ‘900, con mezzi di pesca più efficaci di un tempo e con una popolazione mondiale in rapida crescita, i merluzzi hanno cominciato a diminuire visibilmente.
Appena la situazione è stata macroscopicamente visibile ci sono stati i primi interventi legislativi.
Si è stabilito per legge di pescare con reti a maglie larghe. Questo al fine di pescare solo i merluzzi più grossi, dando tempo a quelli piccoli di crescere e avvantaggiandoli ulteriormente grazie alla maggiore disponibilità di cibo dovuta all’eliminazione degli esemplari grossi che – come tali – mangiavano molto.
Risultato? La popolazione ha continuato a diminuire e diminuire di taglia.
Dopo vari tentativi è arrivata la decisione radicale: smettiamo di pescarli finché la popolazione non si sia ripresa.
Risultato? Scomparsa totale dei merluzzi. Proprio dove un tempo infestavano il mare.
Cosa era successo?

Nell'ecosistema in cui vivevano i merluzzi, esistevano dei crostacei che si nutrivano delle loro uova e predavano gli avannotti. Questi crostacei, a loro volta, venivano predati dai merluzzi abbastanza grossi da riuscire a nutrirsene. Questo creava un equilibrio in cui i merluzzi grossi limitavano la popolazione di predatori di merluzzi piccoli ad un livello tale che la popolazione rimaneva florida.
Aver obbligato pescare con reti a maglie larghe ha avuto due effetti:
Sterminare i merluzzi grossi eliminando il predatore dei predatori di quelli piccoli. Sembra solo un gioco di parole; ma è un fatto che blocca la possibilità della specie di riprodursi.
I merluzzi deponevano uova solo quando erano di taglia ormai grande. Uccidere gli esemplari grossi ha comportato una selezione artificiale di quelli che riuscivano a riprodursi quando erano ancora relativamente piccoli. Questo ha ridotto la taglia media del pesce sia con un danno economico immediato per la pesca che con un effetto aggravate sulla possibilità di predare i crostacei.

Ecco come la mancanza di conoscenze corrette comporta decisioni sbagliate con esiti catastrofici sia dal punto di vista dell'effetto immediato sull'economia sia dal punto di vista degli effetti a lungo termine di un'alterazione così grave di un sistema che è figlio di centinaia di milioni di anni di evoluzione.
E come lo sviluppo di conoscenze corrette apre opportunità enormi per tutti.

Concludendo...

Cosa dice la legge che regolamenta la pesca alla trota in Chisone?
Almeno 22cm...
Forse ho perso tempo a scrivere.

Massimo Martelli
Direttore





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