Mutinus elegans
Civico Museo Didattico di Scienze
Naturali Mario Strani.
Mario Strani ha percepito con forte anticipo rispetto ai tempi
l'importanza dei fenomeni naturali e in particolare dei danni recati
all'ambiente. Uno dei problemi più complessi che si possano presentare
è l'invasione del territorio da parte di specie alloctone [provenienti
ed evolutesi in altri ecosistemi]. È difficile capire quali effetti
questo comporta ed è tutt'ora inimmaginabile un ripristino della
situazione precedente.
Mario Strani ha trovato nel pinerolese esemplari di Mutinus elegans,
fungo Nord ameircano cui è stata dedicata questa pubblicazione.
Firenze - Adunanza del giorno 30 ottobre 1953
Presiede il Presidente Prof. Giovanni Negri. Aperta la seduta sono
proclamati a nuovi Soci:
Dott, Maria Bergamini di Sassari
Prof. Concetto Di Stefano di Catania
Prof. Giovanni Haussmann di Lodi
Dott. Giuseppe Lupoli di Bari
Prof. Erasmo Marrè di Milano
Dott. Mario Orsenigo di Milano
Dott. Ulisse Prota di Sassari
Dott. Vincenzo Ricciardi di Noicattaro (Bari)
Dott. Franca Schembari di Taranto.
Ha poi luogo la seguente comunicazione:
Una stazione di MUTINUS ELEGANS mont. (= MUTINUS CURTISII berk) ed.
Fischer nel pinerolese, del Dott. Mario Strani. — II Mutinus Elegans,
fallinea dell'America settentrionale, fu trovato per la prima volta in
Europa da Th. I. Stomps nel 1929 e precisamente nell'Isola Madre (Lago
Maggiore).
Nel 1940 il Benzoni di Chiasso, pubblicò sulla Schweiz. Zeit. f. Pilzk.
n. 7, un lavoro a proposito di questa fallinea che egli aveva osservato
in numerose località della costa e delle isole del Lago Maggiore
(Locarno, Tenero, Magadino, Luino). In tale ultima località anzi, a
detta dell'A., il fungo si troverebbe così abbondante da sembrare
«seminato in tutti i prati».
In Germania venne descritta nel 1935 Dall'Ulbrich con il nome di
Mutinus Inopinatus Ulbrich, una fallinea che probabilmente si
identifica con il Mutinus Elegans Mont.
Successivamente questo fungo fu osservato dallo Stricker nel 1941 in un
parco di Karlsruhe e nel 1950 dal Lotscher nel Palmengarten di
Frankfurt a. Main.
La descrizione degli esemplari fatta dai vari AA. corrisponde
all'aspetto dei reperti da me osservati.
Le mie osservazioni risalgono ai primi di novembre del 1950. La
località dove fu trovato il fungo è situata sulla destra orografica del
torrente Lèmina a poca distanza dalla città di Pinerolo.
Il terreno è sabbioso con notevoli tracce di grafite, la vegetazione è
costituita da cedui di Robinie, l'ambiente è piuttosto umido e in esso
ho potuto più volte osservare anche l'Ithiphallus impudicus.
Tutti i mutini da me raccolti si trovano in una ristrettissima area di
pochi metri quadrati, sparsi nell'erba o lungo il ciglio di un ruscello
che scorre in questa località.
Nonostante le mie più accurate ricerche in tutta la vallata del Lemina
e in tutti gli ambienti che presentavano analogia con quello
sopradescritto, non mi fu possibile riscontrare ancora la fallinea in
questione.
Per tutto il mese di novembre 1950 e per il successivo fino quasi a
Natale, continuò la maturazione dei corpi fruttiferi il cui colore
rosso vivo contrastava singolarmente con lo squallore della campagna
nel tardo autunno. Nel terreno, accanto ai corpi fruttiferi maturi se
ne trovavano molti ancora avvolti nel pendio con l'aspetto di «uova»,
riunite talora in gruppi di 5 o 6 dalle lunghe micorrize.
L'anno seguente, in giugno (1951), trovai ancora un paio di individui
deteriorati e rosi dalle lumache. Nell'autunno dello stesso anno feci
numerose visite alla località, ma i mutini non fecero la loro comparsa
e solo verso la fine di ottobre dell'anno successivo (1952) mi fu dato
ancora di trovare un paio di individui alquanto mal ridotti per il
passaggio di bestiame.
Gli esemplari da me raccolti in questi tre anni (in tutto una trentina)
corrispondono esattamente alle descrizioni dello Stricker e del
Loschert e furono sottoposti anche all'esame del Prof. Ceruti dell'Orto
Botanico di Torino, il quale cortesemente ebbe a fornirmi la
determinazione.
Esemplari di Mutinus elegans della collezione di Mario Strani.
Descrizione.
L'individuo immaturo ancora avvolto nel peridio ha la forma di un
ovoide delle dimensioni di cm. 2 - 2,5 x 1 - 1,5. Ad una sezione
longitudinale di queste «uova» si notano i seguenti strati (dalla
periferia verso il centro) :
volva membranosa di color roseo o roseo-violetto
involucro gelatinoso incolore o legg. paglierino
gleba di color verde oliva che avvolge a manicotto il
ricettacolo di un bel color roseo carminio cavo
internamente.
Con la maturazione del corpo fruttifero la volva si apre al polo
superiore lasciando uscire il ricettacolo di forma cilindrica
affusolata, spesso leggermente ricurvo, internamente cavo, di color
rosso carminio che va impallidendo verso la base. La lunghezza varia da
10 a 14 cm., il diametro nel punto massimo da mm. 10 a 15. Il Mutino ha
una struttura spugnoso-alveolata molto simile a quella dell'Itifallo.
Nell'individuo maturo il quarto superiore del ricettacolo, escluso
l'apice, è ricoperto da una gleba verde oliva assai fetida il cui odore
ricorda straordinariamente quello dell'Itifallo.
Il tessuto sottostante la gleba non presenta nessuna differenza dal
resto del ricettacolo. Con il progredire della maturazione e
specialmente con tempo umido, detta gleba cola lungo il corpo
fruttifero e in caso di pioggia viene lavata via del tutto.
Le spore esaminate al microscopio appaiono ellittiche e misurano micron
4-5 x 2-2,5.
Il luogo di origine di questa specie è l'America settentrionale.
Gli AA. tedeschi che osservarono il Mutinus Elegans in Germania in
questi ultimi anni attribuiscono la sua comparsa alla presenza delle
truppe americane di occupazione, che avrebbero dato origine al
trasporto delle spore.
È da notare a questo proposito che l'importazione di fallinee esotiche
era stata osservata in Germania anche prima del recente conflitto e la
causa si attribuiva all'introduzione di derrate contenenti le spore.
Così fu per l'Anthurus Mullerianus var. Axeroeformis, originario
dall'Australia e N. Zelanda e che da qualche decennio viene osservato
in alcune località della Germania meridionale. (Schwarzwald, Baviera).
Altrettanto si dica della Dictyophora duplicata, originaria
dell'America Nord-orientale e comparsa fin dal 1926 in alcune stazioni
europee.
Circa il reperto da me descritto, non si può chiamare in causa la
presenza di truppe di occupazione, essendo la località piuttosto
lontana dalle vie di comunicazione e data la circostanza che
l'occupazione nord-americana fu nella mia regione del tutto
insignificante.
Ricorderò solo a fine di cronaca che durante la guerra in tutta la
vallata dove furono osservati i Mutini, venne disseminata dai velivoli
americani durante i bombardamenti una enorme quantità di striscioline
antiradar di carta argentata che potevano eventualmente contenere le
spore del fungo in questione e dar luogo alla sua diffusione (1).
Summary.
The Author announces to have discovered Mutinus elegans Mont. (=
Mutinus Curtisii Berk.) Ed. Fischer, near Pinerolo, in Piedmont (North
Italy).
Riassunto.
L'A. comunica di aver trovato il Mutinus elegans Mont. (= Mutinus
Curtisii Berk.) Ed. Fischer, presso Pinerolo, in Piemonte.
(1) BIBLIOGRAFIA:
Stricker P. — Mutinus Elegans Mont (= Mut. Curtisu Beck), Zeitschrift
fur Pilzkunde n. 1, ottobre 1948. Wilhelm Lotschert W. — Ein Weiteres
Auftreten voti Mutinus Elegans (Mont.). Zeitschrift fur Pilzkunde n. 5,
.maggio 1950.
A
questo primo studio del 1953 ne sono seguiti altri cui si è aggiunta
una lunga serie di calchi.
Eccone
alcuni:
Didascalia manoscritta parte del primo grande lavoro di classificazione
portato a termine dai proff. Maggiorino Passet Gros e Giuseppe
Pochettino negli anni '90.
Esemplare maturo a sinistra e volva chiusa a destra.
Esemplare maturo a destra e volva sezionata a sinistra. Spesso Mario
strani ricorreva a sezioni o altri espedienti per fornire una
presentazione maggiormente scientifica degli esemplari. In questo caso
evidenzia che nella volva si vede già il fungo. All'apertura della
volva il contatto con l'ari provocherà una crescita rapidissima.
Ecco in 33 secondi la crescita del Mutinus fino all'avvizzimento in un
filmato accelerato fatto dalla Cornell University.
Durata della ripresa: 1 giorno e 12 ore.