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Camillo Rocchietta e il Proton
A cura della nipote Maristella.



Camillo Rocchietta nacque a Sampeyre in Val Varaita, (CN), il 14 settembre 1884, primo di cinque figli. Compì gli studi superiori in collegio a Saluzzo, quindi si iscrisse alla Facoltà di Farmacia di Torino, ove fu allievo del famoso professor Icilio Guareschi, di cui è presente un busto nell’atrio della Facoltà di Farmacia di Torino.
Già suo padre era farmacista e lo divennero pure il fratello minore, Vittorio, e l’unico figlio, Sergio. Laureatosi, prestò servizio in alcune farmacie del Nord Italia (Venezia, Bergamo, Torre Pellice). Nel 1908 acquistò la vecchia farmacia Allemandi, in via del Duomo 5, a Pinerolo.

Proton Rocchietta
Ecco la ex farmacia Rocchietta già Allemandi come si presenta oggi in Via del Duomo a Pinerolo.
Fonte: Googlemaps.

Fu proprio nella sua bottega di farmacista che, verso il 1910-11, nacque il Proton, ricostituente per bambini e adulti che sarebbe diventato la prima specialità medicinale italiana ad essere lanciata, prima in Italia e poi nel mondo, con una pubblicità incisiva ed originale. Il Proton consisteva in uno sciroppo di gusto gradevole, a base di ferro, potassio, iodio e fosforo, aromatizzato con olio essenziale di mandarino; non conteneva additivi, ma solo il comune zucchero bianco (saccarosio) come conservante; di qui il gusto dolce che piaceva ai bambini. Il nome indica che agisce sul protoplasma delle cellule. Gli effetti benefici, ottenuti presso i clienti della sua farmacia, indussero il dottor Rocchietta a sperimentare e far conoscere il suo preparato ad una cerchia più vasta di popolazione.

Bottiglia Proton Rocchietta
Bottiglia originale.
Collezione museo.


Dotato di profonda intuizione, attento studioso delle più aggiornate tecniche di propaganda, egli ne applicò i principi alla creazione di una pubblicità, che costituirà un modello più volte citato in trattati italiani e stranieri; i suoi testi avranno sempre uno stile inconfondibile, sobrio, efficace e persuasivo.
Da Pinerolo il “Proton” si diffuse rapidamente in tutta Italia; i primi avvisi pubblicitari uscirono sulla “Lanterna Pinerolese” e sull’“Eco del Chisone”, per poi estendersi ai principali quotidiani e settimanali.
Per dare maggiore risalto ai suoi messaggi pubblicitari il dott. Rocchietta li fece illustrare dai migliori pittori: Dudovich, Bompard, Mettlicovitz, Pizio, Onetti, Carpanetto, Golia. Sono rimaste famose le belle copertine a colori de “La Lettura” e del “Romanzo Mensile”, come pure i calendari artistici con dipinti di Grosso, Amisani, Alciati, Farello.

Proton Rocchietta Giacomo Grosso
Pubblicità.
Collezione privata.

Le immagini pubblicitarie rappresentano sempre situazioni positive, mamme e bambini sorridenti, fanciulle sportive, militari pronti a partire… uno spaccato della vita nella prima metà del ‘900, ad esprimere il concetto, valido anche oggi, che bellezza è sinonimo di salute.
Anche il nome, breve e facile da ricordare può aver contribuito al successo della specialità. Per alcuni anni venne distribuito dalle farmacie un opuscolo, scritto da Camillo Rocchietta, intitolato “La cura della debolezza generale”. Occorre tener presente che, all’epoca, la maggior parte della popolazione non mangiava carne tutti i giorni, e quindi un ricostituente a base di ferro era particolarmente utile nei casi di anemie secondarie.
L’aumento della richiesta di “Proton” rese necessaria la costruzione di un apposito stabilimento; vennero dapprima adibiti alcuni locali di una casa di Via Martiri del XXI, cui si aggiunsero nuovi ampliamenti, sino all’ottenimento di un grande
stabilimento luminoso, dotato di laboratori di preparazione, confezionamento ed analisi, di un efficiente reparto di spedizione e di ampi uffici. Per la prima volta nella sua storia, Pinerolo aveva un’industria farmaceutica; nei periodi di maggiore produzione vi lavorarono un centinaio di persone, con prevalenza di maestranze femminili.

Proton Rocchietta Pinerolo
Lo stabilimento di Pinerolo in una cartolina d'epoca.
Collezione privata.

A partire dal 1920 le strade delle principali città italiane videro comparire un manifesto del più famoso cartellonista dell’epoca, Marcello Dudovich, raffigurante un bel giovanotto sorridente, dallo sguardo aperto e simpatico: una semplice dicitura, “Proton fortifica”; è stato questo uno dei primi slogans della pubblicità in Italia. I camion che portavano quotidianamente alla stazione ferroviaria le casse di “Proton” avevano scritto sulla fiancata: “Proton: si prende a cucchiaini, si spedisce a vagonate”. Presso la stazione ferroviaria di Riva, la facciata di una casa per parecchi anni avvisò i viaggiatori “Tra cinque minuti si arriva alla città del Proton”.

Marcello Dudovich Proton Rocchietta
Marcello Dudovich, raffigurante un bel giovanotto sorridente, dallo sguardo aperto e simpatico.
Collezione privata.

Il “Proton” era esportato in 52 paesi, soprattutto dove più numerosi erano i nostri connazionali. Arrivò persino in Australia, dove fu concessa la licenza di fabbricazione.
Anche se, ormai, sono in pochi a ricordarsene, il Proton costituisce un caso unico nella storia della pubblicità farmaceutica, sia per la sua lunga vita commerciale (55 anni : la produzione terminò nel 1965, con la morte di C.R.), sia soprattutto perché vi si dedicarono artisti famosi della prima metà del ‘900.
Camillo Rocchietta fu un pioniere, non soltanto nell’industria italiana e nella pubblicità, ma anche in campo sociale. Ogni anno il 15 luglio, giorno del suo onomastico, offriva ai dipendenti una festa animatissima: pranzo, ballo a palchetto con orchestrina jazz, recite teatrali, numeri di attrazione; in alcuni anni vennero organizzate gite in autopullman (Moncenisio, Clavière, Ceres ecc.). Fu anche il primo a dare ai dipendenti una gratifica natalizia. Molti furono inoltre gli Istituti locali periodicamente beneficiati. Molto bella e significativa una lettera inviata al figlio Sergio da una ex dipendente, in cui ricordava “la grande famiglia del Proton”, ed esprimeva tutta la sua riconoscenza verso Camillo Rocchietta, che aveva pagato a lei, allora giovanissima, e ad altre dipendenti, le scuole serali. Un atto di stima, scritto dopo vent’anni dalla morte dell’antico “padrone”. 
Appassionato di equitazione, Camillo Rocchietta frequentò per alcuni anni i maneggi ed i galoppatoi della Scuola di Cavalleria; per potervi accedere, doveva indossare la divisa da ufficiale (era tenente del Corpo Sanitario).

Camillo Rocchietta a Cavallo
A cavallo nel 1923

Fu in quel periodo che conobbe, quali compagni di equitazione, Jolanda di Savoia e il marito, Conte Carlo Calvi di Bergolo, che, negli anni '20 e '30 abitavano a Pinerolo, e si ricordarono di lui quando morì, mandando un bellissimo telegramma alla famiglia.
Di modi semplici e signorili, fu anche un raffinato cultore di arte, musica, filosofia e di letteratura, soprattutto francese: lasciò una biblioteca di oltre 2000 volumi, che ebbe certamente il tempo di leggere, perché molti portano annotazioni a matita o un foglietto su cui scriveva i numeri delle pagine che riteneva più significative.
Negli anni ’30 gli venne proposta dalla Commissione Araldica della Casa Reale la nomina a Conte di Pinerolo, ma non accettò, sia per modestia, sia soprattutto per il suo carattere schivo, che lo portava a tenersi lontano da qualsiasi forma di mondanità e di esibizione sociale. Accettò invece il titolo di Commendatore.
Dal 1932 la produzione del “Proton” si trasferì a Torino, ove continuò sino al 20 novembre 1942, quando un bombardamento aereo distrusse completamente lo stabilimento di via Rosalino Pilo.
La fabbricazione sarà poi ripresa, nel 1947, nello stabilimento di Pinerolo (requisito negli anni di guerra da Comandi tedeschi e successivamente da gruppi partigiani). Nel 1957 Camillo Rocchietta avviò la pratica, presso il Ministero della Sanità di Roma, per chiedere un aumento del prezzo di vendita al pubblico del Proton. Gli fu risposto che la sua richiesta poteva essere inoltrata se avesse regalato un televisore al funzionario incaricato. Da uomo retto e onesto quale era, il dott. Rocchietta lasciò cadere la cosa e non ottenne mai l’aumento di prezzo.  Ultrasettantenne, si mise a studiare il greco antico: fra i suoi libri furono ritrovati i lirici greci in versione originale... E, sulla porta del suo studio-biblioteca, aveva affisso una targa in pelle, con la scritta, in greco, in caratteri dorati “Psuchès iatreion”, che significa “la cura dell’anima”, proprio per affermare che la lettura e lo studio sono il modo per curare lo spirito. La produzione del Proton continuò sino alla morte di Camillo Rocchietta, avvenuta il 13 agosto 1965. I funerali, che si svolsero il giorno di Ferragosto, furono seguiti con affetto e dolore dai vecchi dipendenti, che nello stabilimento avevano trascorso una vita. Ci fu anche un picchetto d’onore. La salma venne tumulata nella tomba di famiglia, a Martiniana Po (CN).
Negli anni ’80 è stata intitolata una via al nome di Camillo Rocchietta, non lontano dalla sua villa di via Fratelli Bandiera, ove abitò per quasi mezzo secolo.


Maristella Rocchietta, in ricordo di nonno Camillo

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