Nel periodo antecedente alla
seconda guerra mondiale, Damiano Sartorio era Direttore Generale della
Talco e Grafite.
Era
amico di Ugo Cavallero che era anche nel consiglio di amministrazione
della Talco e Grafite. Si tratta dell’Ugo Cavallero che aveva
architettato la battaglia di Vittorio Veneto alla fine della prima
guerra mondiale. Quando Mussolini andò al potere, cercò di rendersi
amiche, o almeno non troppo ostili, tutte le personalità importanti
dell’epoca. Fra questi c’era Ugo Cavallero, che diventò presidente
dell’Ansaldo. Essendo molto vicino ai centri di potere, Cavallero aveva
accesso a informazioni che il grande pubblico avrebbe saputo solo più
tardi. È per questo che poté comunicare con largo anticipo a Sartorio
che l’Italia sarebbe entrata in guerra al fianco della Germania.
Questo
dettaglio ci giunge in modo preciso in quanto è rimasto nei commenti
che Piero Sartorio ha scritto per illustrare i suoi album di foto.
Damiano
Sartorio, immaginando cosa sarebbe successo, iniziò in modo totalmente
riservato a lavorare con le autorità con un preciso fine. Ottenere un
documento che dichiarasse la Talco e Grafite una società di importanza
strategica per la Germania. L’operazione si svolse in un periodo non
sospetto – la guerra doveva ancora iniziare – ed ebbe successo. Il
documento venne redatto. Ma Sartorio non ne parlò a nessuno. Lo nascose
e non fece mai parola della sua esistenza.
Ma nel settembre 1943,
all’inizio del primo turno, alla miniera Gianna si presentarono le SS
nazifasciste che presero tutti i minatori e li portarono prima a
Luserna San Giovanni e poi a Torino con l’intenzione di deportarli in
Germania dove servivano minatori in non si sa bene quale miniera.
Saputo
il fatto, l’ing. Sartorio prese il documento dal nascondiglio dove lo
aveva occultato e si recò al comando delle SS di Torino. Presentò il
documento e spiegò la situazione.
Vedendolo, il comandante delle SS si scusò per l’incidente e liberò
immediatamente i minatori che poterono tornare a casa.
Aldo Richard di Villa di Prali e la moglie Ivonne confermano i fatti.
Dopo
una settimana tornarono tutti a casa. Ufficialmente perché erano
esonerati per via del lavoro in miniera. Aldo in particolare fu
fortunato perché era sotto leva. Ciò nonostante tornò a casa dopo un
periodo passato alle Molinette.
Ottenuto questo risultato, il documento sparì nuovamente e non se ne
seppe più nulla.
Damiano
Sartorio, sapeva benissimo che, se mai gli Alleati avessero capito
dell’esistenza di un documento del genere, sarebbero scattati i
bombardamenti. Come a Villar fu distrutta la RIV, a Pinerolo sarebbe
stata distrutta la fabbrica degli elettrodi e le strutture minerarie
delle valli sarebbero senz’altro state prese di mira. Di fatto non
successe nulla. Quel “papiro” riservato aveva salvato la vita alle
persone due volte. Una volta “mostrandosi” al momento giusto. E
un’altra “non mostrandosi” nelle altre circostanze.
Un’informazione
giusta, avuta col dovuto anticipo ed usata con intelligenza aveva
salvato la vita a chissà quante persone e garantito la sopravvivenza di
un’impresa che dopo il conflitto avrebbe garantito il lavoro a
tantissima gente.
Nota.
Ho
scritto questo racconto raccogliendo ricordi che si riferiscono a fatti
che non sempre possono essere verificati nei dettagli perché non
documentati, oppure perché ormai non ci sono più i testimoni, o ancora
perché sono stati volutamente tenuti riservati per le circostanze che
sono state descritte. Al di là dell’esattezza storica delle
circostanze, sicuramente rappresentano uno spaccato della società di
quell’epoca e di come le persone vivevano.
Consegno il ricordo ai posteri così come l’ho ricevuto.
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