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Leone Sinigaglia.


Leone Sinigaglia all'epoca del suo soggiorno a Vienna (1895-1899).


Leone Sinigaglia nacque a Torino il 14 agosto 1868 da famiglia benestante. Imparò i primi elementi del pianoforte dalla torinese Severina Verri e quelli dell'armonia dal maestro Carlo Fassò. Studiò anche il violino con Teresina Perni. Verso il 1888 divenne allievo di Giovanni Bolzoni, insegnante di composizione e direttore del Liceo Musicale «Giuseppe Verdi» di Torino.
Già in questi primi anni di studio Sinigaglia si dedicò assiduamente alla composizione. Nel 1891, al Teatro Vittorio Emanuele di Torino, il suo maestro, Giovanni Bolzoni, gli diresse un intero concerto di musiche orchestrali. L'esito fu lieto, ma più tardi Sinigaglia condannò all'oblio sia queste opere sia quelle cameristiche contemporanee.
Verso la fine del 1894 Sinigaglia si recò a Vienna, per approfondire gli studi di contrappunto e di composizione sotto la guida del dotto Eusebius Mandyczewski, archiviarlo del Musik-Verein e grande amico di Johannes Brahms.
Durante il soggiorno viennese, Sinigaglia incontrò spesso Brahms, che ebbe per lui molta simpatia, e poté ascoltare i grandi direttori d'orchestra Hans Richter, Gustav Mahler e Felix Weingartner, oltre ai più celebri solisti dell'epoca. Conobbe anche musicisti di fama, tra cui Karl Goldmark e Anton Dvorak, il quale gli diede per qualche tempo, a Praga, lezioni di orchestrazione.
Nel 1899, ritornò in Italia, stabilendosi definitivamente a Torino, nella casa di Cavoretto, e iniziò la sua attività vera e propria di compositore.
Le sue opere, orchestrali e camerali, in breve tempo si diffusero nelle principali sale da concerto d'Europa e d'America e vi rimasero stabilmente in repertorio. Fra le più note ricorderemo: la Romanza e Humoreske per violoncello e orchestra; il Concerto in la maggiore, la Romanza, la Rapsodia piemontese e il Rondò per violino e orchestra; il Quartetto in re maggiore, le Variazioni su un tema di Brahms e i Due pezzi caratteristici per quartetto d'archi; il Trio-Serenata per violino, viola e violoncello; le Danze piemontesi, l'ouverture Le Baruffe Chiozzotte, la suite Piemonte e il Lamento per orchestra; la Sonata in do maggiore per violoncello e pianoforte; la Sonata in sol maggiore per violino e pianoforte; i Duetti, le Romanze, i Tre Canti.
Fra i grandi direttori d'orchestra, che più volte le presentarono, figurano i nomi di Toscanini, Nikisch, Mahler, Weingartner, Furtwängler, De Sabata, Guarnieri.
Intorno al 1902 Sinigaglia cominciò a raccogliere sistematicamente i canti popolari della collina di Cavoretto, utilizzandone alcuni, per la prima volta, nelle Danze piemontesi op. 31, eseguite nel 1903, sotto la direzione di A. Toscanini, al Teatro Vittorio Emanuele, ed accolte burrascosamente dal pubblico e dalla critica.
Sinigaglia utilizzò direttamente i canti popolari in composizioni sinfoniche soltanto altre due volte: nella suite Piemonte op. 36 (1910) e nella Serenata sopra temi popolari op. 30 (postuma).
Sulla collina di Cavoretto, il musicista torinese raccolse, nel corso di lunghi anni di ricerche non sempre facili, un gran numero di canzoni pressoché scomparse (oltre 500 tra melodie e varianti), di cui solo qualche «vecchia donna» conservava la memoria.
Parte di queste canzoni, 36 per l'esattezza, elaborate per canto e pianoforte dal 1907, furono pubblicate dall'editore tedesco Breitkopf, in successive raccolte (1914-1927), sotto il titolo Vecchie Canzoni popolari del Piemonte (nuova edizione, Ricordi, Milano 1957). Una ulteriore raccolta di 24 canzoni apparve, postuma, a cura di Luigi Rognoni, presso l'editore Ricordi, nel 1956.


Copertina di una delle sue pubblicazioni.

Accolte con grande favore, in Italia e all'estero, le Canzoni furono eseguite ripetutamente dalle cantanti Chiarina Fino-Savio e Stella Calcina, accompagnate al pianoforte dall'autore, che più tardi curò varie trascrizioni delle medesime Canzoni per coro, per voce e orchestra, per voce e quartetto d'archi.
Sinigaglia dedicò gli anni della maturità all'approfondimento degli studi sul canto popolare. A questi studi attese praticamente fino alia morte, avvenuta il 16 maggio 1944, mentre la polizia fascista lo stava per arrestare, nell'Ospedale Mauriziano di Torino, dove si era rifugiato con la sorella per sottrarsi alle persecuzioni razziali.
Le opere di Leone Sinigaglia - manoscritti, autografi, edizioni a stampa - sono state affidate in deposito, dal prof. Luigi Rognoni, alla Biblioteca del Conservatorio «G. Verdi» di Torino.

Tratto da: Leone Sinigaglia; Torino 1868-1944; Primo centenario della nascita (1968); a cura di Carlo Mosso ed Ennio Bassi.

Leone Sinigaglia ha fatto un lavoro enorme e fondamentale perché ha capito l'importanza della musica popolare in un'epoca in cui la gente cantava ancora e serbava il ricordo di canti tramandati di padre in figlio per secoli. Pochi decenni dopo, l'arrivo dei mezzi di comunicazione di massa avrebbe accelerato il declino di un patrimonio culturale immenso facendo, tra l'altro, scomparire l'abitudine della gente di cantare.
Il suo lavoro è stato ripreso da molti.
In occasione del ventesimo anniversario della sua morte, è stato fatto un disco LP a cura di Rosina Cavicchioli, mezzo-soprano e Enrico Lini, pianista.
Le canzoni vengono presentate in veste lirica. Cosa almeno curiosa per un canto popolare che ci si spetta fosse cantato in osteria o nelle lunghe veglie invernali nelle stalle.
D'altra parte anche nel canto popolare c'era ci voleva fare virtuosismi. Troviamo un passo interessante nello stesso testo sopracitato:
[…] ottenuto che ve le cantino, si è appena al principio delle difficoltà. Conviene raccogliere, potendo, le versioni, sovente numerosissime, della musica e della poesia; sovente è difficile interpretare e trascrivere esattamente la musica, se la cantano donne assai vecchie (io radunai una volta a consiglio tre vecchie oltre gli ottant'anni! ) - o, in ogni caso, anche se giovani, darne la giusta divisione ritmica, sovente turbata da capricciose corone, e sceverare i gruppetti e abbellimenti di cui il popolo volentieri fiorisce le sue melodie, da quelli che ne sono parte essenziale. È un lavoro delicato, complesso, lunghissimo.

Ecco un esempio.
“La Bërgera fidela” o “La pastora fedele” è una canzone molto conosciuta in Piemonte e fa parte della raccolta di Leone Sinigaglia.


Stralcio del brano tratto dalla pubblicazione di Breitkopf.



Eccola nella versione lirica del disco LP a cura di Rosina Cavicchioli, mezzo-soprano e Enrico Lini, pianista.


Questa è invece una versione corale cantata dalla Badia Corale Val Chisone.


Indice dei canti raccolti e pubblicati.

Musicall America 13 Settembre 1913.


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