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Tratto da:
ARTE MINERARIA Volume Secondo
Luigi Gerbella
Ulrico Hopeli 1938
Prima di
abbandonare l'argomento dei trasporti esterni, vogliamo accennare ad
un sistema tutto particolare per far scendere i blocchi di marmo, o
altre pietre ornamentali, dalle cave in cui sono stati estratti, ai
sottostanti piani caricatori, posti in margine ad una rotabile o ad
uno scalo ferroviario.
Si tratta quasi
sempre di superare dei dislivelli grandi su brevi distanze
orizzontali; generalmente, quindi, i blocchi non avranno bisogno di
essere tirati, ma trattenuti.
Gli antichi
facevano rotolare i blocchi estratti lungo i fianchi del monte. Ora
questo sistema, chiamato abbrivio, è abbandonato, perché
pericoloso per le persone e dannoso per il materiale.
Per la discesa
dei blocchi dalle cave non raggiunte da strade ordinarie, salvo casi
d'impiego di teleferiche e di piani inclinati, è adottata la
lizzatura a mano o meccanica.
Lizzatura a
mano. — Per la lizzatura a mano, i blocchi sono riuniti in cariche,
cioè riuniti e legati in numero tale da fare un peso di
12-1-20 tonn.
A mezzo martini,
si alza la carica, e si fanno scorrere sotto di essa, prima una serie
di piccoli legni spianati P (fìg.
38) chiamati parati, disposti trasversalmente alla direzione
del movimento, e quindi due lunghi legni L, detti lizze, ben spianati
inferiormente, con le estremità anteriori alzate, disposti
longitudinalmente nel senso del movimento.
Le lizze
e i parati sono generalmente di leccio, di faggio o di
quercia.
I parati sono
direttamente posati sopra i detriti di cava, generalmente seguendo
linee di massima pendenza, previa una embrionale spianatura, per
costituire una specie di pista, detta via di lizza,
fiancheggiata da piri T, attorno ai quali si avvolgono le funi
di ritenuta.
Le funi
adoperate per ogni carica sono tre, delle quali due sempre in
tensione, mentre la terza si sposta al piro sottostante. Così,
ad esempio, nella fig. 38 le funi Fl e F2 sono in tensione, mentre la
fune F3, essendo completamente svolta, si sposta al piro S, in modo
che sia pronta ad entrare in azione, prima che la fune F2 sia
completamente svolta. Si sposterà poi F2, prima che sia
completamente svolta F1, e così di seguito.
Un tempo si
usavano per la lizzatura funi di canapa, ora sostituite da funi di
acciaio di tipo ultra flessibile, formate di 6 trefoli e 7 anime di
canapa, una per ogni trefolo ed una al centro della fune.
Il calcolo delle
funi si farà naturalmente a tensione, ricordando che (vedi
fìg.
39) le funi
devono resistere allo sforzo F dato dalla equazione:
F = P sen α — f P cos α.
dove:
P, è il
peso della carica;
α,
l'angolo d'inclinazione massima della via di lizza;
f, un
coefficiente di attrito fra lizze e parati, che può
ritenersi uguale a 0,08÷0,16
ed anche più, a seconda delle condizioni delle superfici a
contatto, che possono anche essere insaponate, per facilitare la
discesa nei tratti pianeggianti della via di lizza.
Si suppone
naturalmente che una sola fune debba sostenere tutto lo sforzo F.
Come coefficiente di sicurezza, si assume 3÷4.
Supponiamo, ad
esempio, di dover scendere una carica di 20 tonn. in una via di
lizza, con inclinazione massima di 48°, e riteniamo sia f = 0.10,
sarà:
F — 20 . 0,64
— 0,10 . 20 . 0,77 = 11,26 tonn.
Assumendo un
coefficiente di sicurezza uguale a 3, avremo che le funi da impiegare
dovranno avere un carico di rottura di kg. 11260 x 3 = kg. 33780.
Volendo
scegliere ad esempio la fune fra quelle dello specchio che segue,
costruite dalla Soc. Redaelli di Milano, sceglieremo quella di 28 mm.
di diametro, che resiste ad un carico di rottura di kg. 37000, oppure
quella di 30 mm. di diametro, che resiste ad un carico di rottura di
kg. 37500.
Nella scelta del
tipo di fune, occorrerà, naturalmente, tener conto anzitutto,
della flessibilità in rapporto al diametro minimo dei piri,
per non rendere penosa e faticosa la manovra agli operai e non
produrre sollecitazioni pericolose per la durata delle funi.
Le funi sono
avvolte 3÷4 giri
intorno ai piri, per avere uno sviluppo di attrito tale che
all'estremità libera sia sufficiente una debole tensione a
trattenere tutto il carico gravante sulla fune.
I piri
sono costituiti da un'anima resistente centrale, fatta con un tondone
di castagno od altra essenza, del diametro di circa 30 cm. infilato
in foro quadro, e da un rivestimento di circa 10 cm. di spessore,
costituito da pezzi di vecchi parati e lizze destinati ad essere
frequentemente ricambiati, in seguito alla rapida usura prodotta
dalle funi. I piri sono infilati nel monte anche in posizione
diversa dalla verticale, oppure in blocchi o massi di sufficiente
peso, detti forti, disposti lungo la via di lizza e sepolti
quasi completamente dai detriti.
La manovra della
lizzatura è diretta da un capo lizza, coadiuvato
da una dozzina di operai, e precisamente: due o tre stradini, che
assestano la strada prima del passaggio della carica,
assicurandosi che i piri siano sufficientemente solidi e
rimuovendo eventuali ingombri caduti nella via di lizza; tre o
quattro operai per lo spostamento dei parati, tolti appena
passata la carica e passati al capo lizza, che li colloca
davanti alla carica; 3 mollatori per le manovre alle
funi e 2÷3 aiuto
mollatori, che trasportano le funi da un piro all'altro.
Non solo sono
insaponati le lizze e i parati, ma anche i piri
e le funi sono lubrificate con residui di olii e saponi, per
facilitare lo scorrimento ed impedire il riscaldamento eccessivo
delle funi.
Raramente le vie
di lizza hanno pendenza superiore al 100 % e sarebbe bene non
superassero il 70 %.
La fig.
40 rappresenta una squadra di lizzatori all'opera, con la
carica quasi arrivata alla base della via di lizza. Questa corre
parallela ad un piano inclinato.
In P sono
indicati i piri della via di lizza.