
Marchio dei mobili collocato solitamente all'interno della ante.
La villa contiene ancora una parte degli arredi originali,
sopravvissuti al tempo e ai cambiamenti di uso della struttura.
Si tratta di mobili, boiserie e decorazioni fatte dalla Ditta Valabrega
di Torino.
Doveva essere molto gradita in famiglia in quanto gli arredi della sede
centrale della Talco & Grafite - di cui Prever era un
azionista – erano fatti anche dalla ditta Valabrega così come
l'alloggio dei dirigenti all'ultimo piano ne conteneva.

Corridoio centrale della villa come si presentava nel 2001 e come è
diventato dopo i restauri in occasione dell'inaugurazione del Museo a
maggio 2013.
Gli arredi che si vedono nei salotti di Villa Prever in parte sono già
stati accuratamente restaurati altre parti non ancora. Sono state fatte
alcune integrazioni con pezzi di altra provenienza e simile epoca e
stile.

Salotto come si presentava nel 2001.
Ecco un estratto della storia della ditta Valabrega tratto da Internet.
La Ditta Fratelli Valabrega nasce a Torino nel 1884, dove si
distingue e si afferma con la produzione di mobili eclettici e liberty.
A partire dagli anni '90, titolare diventa Vittorio Valabrega (1861–
1952) che inaugura la nuova sede di via Principe Amedeo 13,
all'esposizione è annessa la fabbrica in cui lavorano 50 operai circa
tra falegnami, scultori, tappezzieri e verniciatori. Vittorio Valabrega
partecipa alle seguenti esposizioni:
Torino 1898 Medaglia d'Argento
Parigi 1900 Esposizione Universale Medaglia d'Oro
Milano 1906 Gran Premio della Giuria
Torino 1911 Fuori Concorso Medaglia d'Oro
Dopo la prima guerra mondiale l'industria continua a svilupparsi
(arriverà ad avere 100 dipendenti) la fabbrica viene trasferita in
corso Massimo d'Azeglio 21, mentre il negozio di esposizione in via
Maria Vittoria 46 . Dal 1925 Vittorio Valabrega viene affiancato nella
direzione dell'azienda dal figlio Ernesto (1901–1944) che impone un
rinnovamento radicale già nel 1928, creando una serie di mobili in noce
massiccio dalle splendide superfici levigate, colorate all'anilina in
tonalità discrete di verde, rosso e blu. Nel 1932 viene riunita sia la
produzione che la vendita di mobili antichi e moderni in Corso Massimo
d'Azeglio.
Le leggi razziali condizionano fortemente il destino della ditta,
dapprima viene cambiato il nome in Mobilart e dopo nel 1944 Ernesto
Valabrega viene deportato in un campo di sterminio in Polonia da dove
non farà più ritorno.
Nel 1948 l'anziano Vittorio decide di interrompere la produzione, la
direzione della ditta passa nelle mani della nuora Lilla Momigliano
Valabrega (1908–1968) che trasferirà l'esposizione in via Arsenale 14,
dove si occuperà di arredamento e di antiquariato. Nel 1985 una
fondazione privata americana con sede a Miami acquisterà diversi mobili
in stile floreale, tra cui la famosa caminiera che vinse la medaglia
d'oro a Parigi nel 1900, per esporli nel Museo dell'Arte Floreale
Italiana di Miami Florida U.S.A.
Nel 1953 Lilla viene affiancata dal figlio Vittorio, il quale
parteciperà dagli anni 50' in poi a numerose esposizioni d'antiquariato.

Particolare dei copri termosifoni in ferro battuto.
Nel 1967 Vittorio trasferisce la ditta in via della Rocca 29, uno
splendido "Hotel Particulier " perfetto per esporre mobili di alta
epoca e del XVIII secolo, maioliche e porcellane bronzi lampadari e
sculture.

Suggestiva cattedrale del bovindo. La presenza dei caratteristici
supporti evidenzia in origine tutte le finestre del salotto avevano
vetri di questo tipo.
Dal 1987 al 1997 Vittorio, affiancato dal figlio Paolo, aderisce
all'iniziativa del primo centro di antiquariato in Italia, le Gallerie
Principe Eugenio, che raccolgono nel lussuoso palazzo di via Cavour 17
a Torino 24 antiquari.
Molto spesso la vita ti riporta da dove eri partito, infatti dopo circa
100 anni nel 1998 la ditta Valabrega ritorna negli spazi che erano
occupati dal bisnonno di Paolo.
La nuova e ultima sede è in via Maria Vittoria 46 a Torino.
Oltre alla vendita di mobili e oggetti dal XVIII al XIX secolo, la
ditta Valabrega si occupa di perizie, divisioni ereditarie, acquista
interi arredamenti purché antecedenti al 1940, offre consulenze di
arredamento e per complementi di arredo: divani, tendaggi, etc.,
consulenze per il restauro di mobili, quadri e maioliche.

Sedia nel 2001.

Siamo nel 1941. Vittorio Valabrega (al centro) con la moglie Enrichetta
Lattes
festeggia l’ottantesimo compleanno tra gli operai ed impiegati della
sua ditta. Alla sua sinistra il figlio Ernesto Valabrega che morirà nel
campo di concentramento di Dachau. In seconda fila al centro, Franco
Diena.

Carta intestata della ditta nel 1910.
Ed ecco come la ditta Valabrega viene presentata su una pubblicazione
fatta in occasione dell'esposizione nazionale di Torino del 1898.
Oltrepassato il porticato elittico in vecchio stile piemontese
col quale si apre l'Esposizione, il visitatore incontra a destra la
galleria delle industrie manifatturiere e subito resta colpito dalla
splendida mostra dei mobili in cui v'ha una profusione di belle cose in
ebanisteria, intarsio, scoltura, ricamo, verniciatura, ecc. A destare
l'ammirazione del visitatore contribuiscono in principal modo tre
padiglioni che incontra sulla sua sinistra, dopo inoltratosi di pochi
passi nella corsia centrale. È la mostra della ditta V. Valabrega,
fabbricante mobili artistici e tappezzerie. Il primo padiglione
riproduce una severa e mirabile sala da pranzo in stile Rinascimento
italiano, finamente scolpita, e una splendida camera da pranzo in cui
non si sa se più devesi lodare la purezza di linee o la evidente
robustezza che pur si sposa così bene a una suprema eleganza.

Sala da pranzo, stile Rinascimento.
Il padiglione di mezzo è un miracolo di stile moderno, di grazia,
di civetteria. Figuratevi un salotto in stile floreale, eseguito con
gusto ed arte completamente nuovi, in cui domina — attenuata e
suggestiva — la più delicata tinta verde. Il carattere floreale è dato
a questo salotto da una quantità di gigli, ireos, eglantine, papaveri,
girasoli, ecc., in parte ricamati e in parte dipinti con una fusione di
tinta riuscitissima e buon gusto. Nulla di più nuovo che quella
caminiera elegantissima, illuminata da lampadine elettriche, e di
quella decorazione in ferro forgé con guernizione in rame. In questo
salotto, che ha inspirati tanti desideri e tante tentazioni, vi ha
tutto un campionario di mobili diversi, ma tutti artisticamente
indovinati : sediami, tavolini, guéridons, paraventi, ecc.
Di questo salotto sappiamo come è stata concepita grazie ad uno scritto
dello stesso Valabrega di cui una porzione è contenuta nel libro “Un
intenso impegno civile”; Marisa Diena, Lupieri Editore,2006.
Ringraziamo la famiglia che cortesemente ci ha permesso di pubblicarla.
"Valabrega Vittorio del fu Isaia. [...] Nato a Torino il 27
settembre 1861. Entrai ad aiutare il mio povero padre all'età di 14
anni, dopo aver ottenuto la Medaglia d'Oro alla scuola di commercio.
La ditta era allora Frat. Valabrega ed era composta del mio povero papa
e dallo zio; quest'ultimo era gravemente ammalato e morì pochi giorni
dopo. Restammo il mio povero papa ed io a dirigere l'azienda che in
vero dire era molto piccola e non prosperava guari.
Mio padre era il re dei galantuomini, ma appunto per questo non osava
slanciarsi per non fare cattiva figura.
Io avevo molta buona volontà di lavorare e delle attitudini, sia al
commercio che all'arte. Alla sera frequentavo le scuole di disegno
[...].
Mio padre mi passava £. 8 settimanali; me le feci aumentare a 10 e con
queste feci delle economie tanto che in capo a tre anni avanzai da
poter fare un viaggetto d'istruzione a Parigi.
Vidi, studiai, ed imparai. Quel viaggio mi fu di un'utilità
straordinaria: mi aprì l'orizzonte. Ritornai a Torino pieno di idee e
di appunti [...]. Avevo molto raccolto nel mio cervello... A Parigi
avevo visitato la Casa posta all'angolo de la rue Druot, denominata
Maison Bing e vi avevo visto i primi tentativi dell'Arte Nuova.
M'innamorai di quest'arte... Affittai dal Municipio una piccola bottega
in via Po nell'antico locale dell'Ospedale di Carità ed impiantai un
piccolo atelier con 10 operai di ebanisteria e di scultura. I primi
anni furono molto ardui poiché era un'arte nuova di cui non si sapeva
ancora nulla. Qui a Torino nessuno la conosceva; non vi erano documenti
da consultare, non riviste qui in Italia (eravamo nel 1890 e nessuno se
ne occupava). In quell'epoca si bandì l'esposizione del 1898.
Mi misi di buona lena e aiutato dai miei buoni artisti studiai e misi
insieme un salotto di forma tutt'affatto nuova e lo esposi*. Fin dai
primi giorni piacque... Fu la mia prima vittoria…
Il piccolo laboratorio di via Po non bastò più ad eseguire le
commissioni che cominciarono ad arrivare da ogni parte.
Frattanto si avvicinava il 1900 ed allora... mi decisi ad esporre a
Parigi. I miei mezzi non permettendomi di fare grandi spese, inviai una
sola caminiera di legno di noce scolpito, sempre all'Arte Nuova. Ma
quale differenza da quella del '98; là erano solo tentativi, qui era
già la sicurezza. Fu un trionfo: ero il solo che avessi avuto l'ardire
di esporre dell'Arte Nuova. Mi ricorderò sempre l'emozione provata.
Arrivai all'esposizione proprio nel momento in cui i 12 Giurati,
rappresentanti tutte le nazioni del mondo, erano davanti alla mia
caminiera... ricevetti congratulazioni in tutte le lingue... La Giuria
a unanimità di voti mi concesse la 1° Medaglia d'Oro. Da quel momento
la mia azienda crebbe d'importanza... Si bandiva intanto l'Esposizione
Mondiale di Milano del 1906.
Invitato, concorsi con tutte le mie forze, facendo anche sacrifici
pecuniari e misi insieme tre camere che furono l'ammirazione dei miei
stessi concorrenti. Prima di inviarli a Milano li tenni esposti
parecchi giorni nei miei magazzini... I migliori artisti torinesi
corsero a vederla. Ma, ahimè! non fu così per Milano... Al mattino del
3 agosto mi si telefonò: "L'esposizione brucia...". Erano appena due
giorni che la detta era in ordine..., nessuno o pochi l'avevano vista.
Parto e mi reco subito all'Esposizione. Quale desolazione! Tutta la
galleria dell'Arte Decorativa era ridotta in cenere. Mi misi a
piangere, imprese un tremito alle mani che mi durò molto tempo. Ne feci
una malattia... Un lavoro di due anni annientato. Per fortuna io aveva
tenuto a Torino i cimeli e cioè i disegni, i modelli in terra, le
fotografie, le prove di scultura e d'intarsio, tutto il lavoro di
preparazione. Quando si riunì la Giuria, inviai a Milano tutti i detti
documenti e questa all'unanimità di voti mi assegnò il Grand Prix. Sono
il solo piemontese decorato del Grand Prix. Incoraggiato da queste
onorificenze e aiutato dalle numerose ordinazioni che continuamente
aumentavano, mi decisi di cercare un nuovo locale onde poter dar sfogo
alla mia lavorazione. Non trovando uno spazio adatto nel centro, ne
affittai uno bellissimo in corso Massimo d'Azeglio, dove impiantai uno
stabilimento moderno sul modello di qualcuno che avevo visto a Parigi.
Divisi il mio stabilimento in diverse sezioni [...].
Oltre a dar lavoro a tale numero di operai [circa un'ottantina] la mia
casa alimenta altrettanto lavoro a un discreto numero d'altre piccole
botteghe, le quali sono per la maggior parte dirette da operai che
perfezionatisi nel mio laboratorio divennero tanti piccoli padroni e
che alla loro volta hanno sotto di loro chi 8, chi 10 operai... Il
comm. Villa, ieri, mi ha mandato ad invitare a concorrere
all'Esposizione del 1911 ed io ho aderito volentieri e se le forze non
mi mancheranno spero che anche questa volta farò onore alla mia cara
Torino."

Salotto, stile moderno.
Il terzo riparto consiste in una camera'da letto stile Luigi XV,
in cui i mobili hanno dei contorni slanciati e indovinati al massimo
grado. Anche qui abbiamo oggetti di guernizione in rame e ferro
fucinato veramente originali e rimarchevoli e — come nel salotto — dei
ricami adattati allo stile del mobilio. Ad una parete della camera
pende un dipinto imitazione arazzo, egregia opera di V. Colleoni di
Tivoli. I competenti lodano pure un artistico cofanetto per gioie,
dalle linee intonate allo stile della camera, che si trova sul comò
della camera Luigi XV.

Camera da letto, stile Luigi XV.
La ditta Valabrega ha costruito altresì ne" proprî grandi
laboratorî la facciata di questi tre padiglioni, una facciata assai
elegante nella sua severa semplicità e che richiama l'attenzione senza
essere soverchiamente criarde. E altri importanti lavori ha eseguiti
che pur si trovano nell'Esposizione per conto di vari suoi clienti,
come chioschi, vetrine, ecc. La ditta V. Valabrega, succeduta ai
fratelli Valabrega in Torino, ha una fama stabilita da mezzo secolo.
Gli amateurs del genere vanno volentieri a visitare quell'interessante
stabilimento (in Via Principe Amedeo, 13), che occupa 30 ebanisti e 30
scultori interni ed altrettanti esterni, oltre i tappezzieri ,
decoratori e verniciatori.
E. Minneci Di
Villareal.
Nel 1913 viene pubblicato un ricco articolo su “L’Italia Industriale
Artistica” dove troviamo abbondati approfondimenti sul lavoro dei
Valabrega e come venivano visti nonché molte fotografie.
Nel 1928 viene pubblicato un articolo su "La casa bella; n.8; del 6 agosto.
E la
rinascita...
Un triste giorno, andando a fare del lavori nella villa, i volontari si
sono trovati di fronte ad un triste spettacolo. La magnifica credenza
era priva di un'anta. Questo atto, che non si sa se ascrivere al
vandalismo o alla ruberia ha creato molto sconforto in coloro che
stavano lavorando spinti solo dall'entusiasmo.

La credenza priva dell'anta nel magazzino provvisorio nel 2005.
Ma, superato lo sconforto iniziale, il motore dell'entusiasmo è tornato
a funzionare al massimo. E nel giro di qualche tempo, trovate le
risolse necessarie, e grazie all'abilità dei restauratori, il mobile è
ritornato all'antico splendore.
Dando una gioia in più. Aver demolito il pregiudizio secondo cui certe
cose “di una volta” oggi non si fanno più...
Guardare per credere.

22 Agosto 2007.
Grande festa. La storia ricomincia. La credenza torna a casa più bella
che mai e diventa il simbolo della nuova vita della Villa, del Museo e
dei suoi Arredi.

La credenza nella sua sistemazione provvisoria nel 2007.