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Dino Peyrot

28 Aprile 2010

Caro Dino,

Oggi, mentre ero al lavoro, ho saputo che non eri tornato dalla tua gita in montagna. E che ti stavano cercando.
Avrei voluto partire di corsa per venire anch'io. Ma sapevo bene che era troppo tardi per arrivare in tempo utile e che non ho la preparazione per fare una cosa del genere. Ma il cuore mi diceva di correre all'impazzata, di arrancare sulle montagne a costo di farlo di notte. Il desiderio enorme di scoprire che si trattava solo di uno spavento mi impediva di pensare ad altro. Ma sapevo che altri amici ti stavano già correndo incontro.
Così, ho aspettato, sperato e poi saputo.
Mi è passato davanti il film della vita. Ho rivisto scene indimenticabili e riprovato emozioni straordinarie.
Ti ho conosciuto quando ero piccolo e i miei genitori avevano bisogno di qualche lavoro di falegnameria. All'inizio per noi eri solo il mago del legno. Poi ci siamo conosciuti meglio e ho cominciato a scoprire chi eri veramente.
Non credo sia possibile voler bene alla tua terra come te. Un affetto sconfinato reso ancora più bello dall'assenza di qualsiasi fanatismo. Amavi la tua terra e la tua gente pur vedendone e criticandone i difetti. Conoscevi palmo a palmo ogni angolo del tuo meraviglioso mondo.
Andare per le montagne con te voleva dire scoprire un'infinità di cose che non si vedono ma si sentono se qualcuno ti insegna ad ascoltare...
Ricordo ancora quando mi hai invitato la prima volta a fare una gita con te. Mi sono sentito più emozionato e onorato che mi avesse invitato a cena la Regina Elisabetta. È stata una bella passeggiata con te e Lorna. Tu avevi in corpo una forza enorme. Ma quando ti muovevi con persone come me non lo facevi pesare e viaggiavi serenamente al passo degli altri.
Per me era un po' come rivolgermi al grande saggio che vive sulla montagna per essere illuminato dal suo sapere. Mi aprivi le porte di un mondo meraviglioso. Ammetto che con me zappavi nel morbido... Non è difficile coinvolgermi nell'entusiasmo per la tua terra. Ma tu avevi una marcia in più. E poi le tue radici erano veramente piantate nella roccia di quelle montagne.
Poi mi è passata in mente una scenetta capitata un bel po' di anni fa. Se ben ricordo erano i primi anni dell'Eiminal. Io e mamma sapevamo che cantavate al Tempio a Praly e volevamo ascoltarvi. Ma per qualche motivo eravamo un po' in ritardo e siamo entrati un po' trafelati. Le prime parole che abbiamo sentito entrando sono state “Ave Maria...”. Non dimenticherò mai la faccia che ha fatto mamma. Il suo dolce sorriso reso divertente da un evidente punto interrogativo che levitava sulla sua testa. Lasciava perplessi ascoltare quelle parole in un Tempio Valdese. Poche parole dopo abbiamo capito che si trattava del “Signore delle Cime”. Ma quell'espressione di un attimo mi è rimasta nel cuore perché trasmetteva di più di un'enciclopedia sull'ecumenismo.
Il tempo che ho passato con te e con i tuoi mi ha lasciato ricordi preziosissimi di cui farò sempre tesoro.
Ti ho visto tante volte andare e tornare dalle gite a bordo dell'Ape in compagnia del tuo cagnone con la coda che usciva dalla porta mal chiusa.
Vederlo dopo le gite tramutato in un tappeto ansimante era uno spettacolo simpaticissimo!
Caro cagnone, vorrei mandare un pensiero speciale proprio a te. Voi animali, col fatto che siete troppo spesso considerati “solo” animali, venite facilmente lasciati in disparte. Ma avete gli stessi sentimenti che abbiamo noi e anzi, forse più sinceri perché siete liberi da ogni questione “di principio” che inquina le relazioni fra le persone. E per questo capisco che sei disperato come noi ma sincero come non tutti.

Beh... Caro Dino, non ho modo di ricambiare personalmente ciò che hai fatto per me. Però, se me lo permetti, vorrei dedicarti il lavoro che sto facendo per questo sito. È il mio modo per cercare di trasmettere a tante persone dei sentimenti che sento profondamente dentro di me e che penso somiglino molto ai tuoi. E spero che questo sia un piccolo contributo a farne nascere di simili in altre persone.

Ciao!

Massimo

Sentiero Fratelli Peyrot
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