Secondo la definizione
che ne dà il prof. E. Artini nel testo “Le Rocce”, le fulgoriti sono
“effetti
del fulmine che si fanno sentire in modo particolare sulle alte vette:
qualche volta tutto si limita ad una semplice fusione superficiale con
formazione di patine o gocce vetrose (Punta Gnifetti del Monte Rosa)
oppure altre volte si osservano dei fori o canaletti, stretti e
sinuosi, penetranti fino ad una certa profondità e rivestiti da una
patina o crosta di fusione (vetta del Corno Bruciato nel gruppo del
Disgrazia)”.
In effetti le Fulgoriti si presentano in genere
come patine vetrose sulla superficie di rocce di varia natura. Esse non
sono altro che roccia fusa dall’energia della scarica del fulmine e poi
rapidissimamente solidificata.
Nella collezione dell’ingegner
Ridoni sono presenti numerosi campioni di fulgoriti, essi provengono
dalla cima di varie montagne delle Alpi Occidentali. Questi campioni,
che vengono qui esposti, testimoniano una delle passioni dell’ingegner
Ridoni: l’alpinismo. Uno di essi, per esempio, è accompagnato dal
cartellino con scritto “Zumstein - Monte Rosa - m 4.563” e sotto,
possiamo immaginare il malcelato orgoglio del nostro personaggio mentre
lo scriveva, “E. Ridoni - 1887”. Altri, sempre con il nome o la sigla
dell’ingegner Ridoni, provengono da altre cime del gruppo del Rosa.
Sappiamo inoltre che egli effettuò varie ascensioni, alcune delle quali
erano delle prime salite, nelle alpi Cozie, in Valle d’Aosta e nelle
Alpi Bavaresi.
È interessante un ricordo del nipote Umberto:
“Si
raccontava in famiglia che una volta mio nonno era in montagna, sua
madre ebbe la percezione fisica, più che il presentimento, che il
figlio si trovasse in grave pericolo e si mise quindi a pregare per lui
con grande fede. Al suo ritorno gli chiese come stava e lui disse che
andava tutto bene anche se aveva rischiato di “volare” dalla parete
dove stava tentando una via molto difficile; confrontati l’ora e il
giorno si era notata la precisa coincidenza dei due fatti”.
L’alpinismo
è probabilmente entrato nella vita dell’ingegner Ridoni anche grazie al
fatto che la sorella Paola era andata in sposa a Ugo Rey, fratello a
sua volta di Mario e Guido Rey. Quest’ultimo fu un valente e celebre
alpinista noto anche come “il Poeta del Cervino” per aver dedicato, nel
1904, alla notissima montagna la sua opera letteraria più importante
(“Il Monte Cervino”, appunto), aprì numerosissime nuove vie spaziando
su tutto l’arco alpino, accompagnandosi spesso alle migliori Guide
Alpine dell’epoca. Vale la pena di citare, fra tutte le altre
ascensioni, il tentativo di salita sulla cresta di Furrgen al Cervino,
montagna alla quale è rimasto legato il suo nome. Gli altri suoi libri
“Alba alpina” (1913) e “Alpinismo acrobatico” (1914) sono ormai
considerati dei classici della letteratura di montagna.
Lo
stesso ingegner Ercole Ridoni aveva trascorso il suo viaggio di nozze
in Val Tournanche, in una baita della borgata Giomein al Breuil
(Cervinia), ospite di Guido Rey. Quella casa, proprio di fronte al
Cervino era un vero e proprio “salotto” frequentato da alpinisti,
pittori, letterati.
Alcune delle folgoriti della collezione
recano appunto sul cartellino di identificazione i nomi di Guido e di
Mario Rey. Un esemplare cita invece Filippo de Filippi, un altro
l’abate Carestia.
Riguardo all’attività alpinistica
dell’ingegner Ridoni una piccola testimonianza ci è tramandata da due
cartoline inviategli dalla famosa Guida Alpina Castagneri, di Crissolo.
Nella prima gli viene confermato l’appuntamento fissato per una salita
nel gruppo del Monviso, nella seconda gli si dice che tutto sommato era
stato un bene che non avesse potuto presentarsi all’appuntamento, in
quanto quel giorno il tempo fu pessimo.