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Ercole Ridoni - Lo sperimentatore

Una caratteristica della personalità dell’ingegner Ercole Ridoni che traspare da tutti i suoi scritti è l’innata attitudine alla sperimentazione. Per buona parte della sua vita egli osservò e sperimentò, con metodo rigorosamente scientifico, spinto dalla volontà di capire i fenomeni che studiava.
Ecco come lo ricorda il nipote Umberto:
“Durante la prima Guerra Mondiale mio nonno si dedicava, in un capannone in fondo agli impianti del Malanaggio, ad esperimentare la possibilità di produrre elettrodi con grafite naturale anziché ricavarli dal carbone come si era fatto fino ad allora. Durante quegli esperimenti, come ricordava mio padre, quando scoccava fra i due elettrodi l’arco voltaico, mio nonno oltre che le mani annerite dalla grafite, le aveva anche bruciacchiate e qualche volta ci rimetteva anche i peli della barba e tornando a casa doveva tranquillizzare sua moglie che si preoccupava per la sua sicurezza.”

Ed ecco alcuni brani dagli scritti di Ercole Ridoni, il primo relativo alla essiccazione del talco, il secondo sui metodi per classificarne il colore:

“Prima di procedere ad ulteriore macinazione il talco deve essere asciugato. La sua essiccazione presenta una particolarità non ancora spiegata. Se si fa essiccare al calore solare, all’aria del talco candido, questo dopo macinato conserva il suo candore; se invece la stessa qualità viene essiccata artificialmente, essa dopo la macinazione perde del suo candore e generalmente ingiallisce. Ebbi ad eseguire varii esperimenti in proposito a temperature differenti, feci essiccare il talco a bassa temperatura in apparecchi a vuoto, ma il risultato fu sempre lo stesso: artificialmente essiccato il talco ingiallisce.”
“Si confronta di solito il colore di due polveri bianche ponendole fra di loro aderenti e si esamina quale risalto cromatico presenti la linea di demarcazione che si forma fra le due, specialmente se pressate sotto un vetrino ben trasparente ed incolore. Nei casi dubbi si approfitta della proprietà posseduta dall’essenza di trementina di ravvivare le tinte: due polveri che asciutte offrono differenze di colore che paiono insignificanti, se inumidite con l’essenza, denotano differenze talvolta marcatissime. E’ qui il caso di notare come esperimenti, da me fatti, abbiano dimostrato che l’effetto di cui si tratta dipende essenzialmente dalla struttura delle polveri stesse. Di due polveri provenienti dalla stessa materia, se macinate a finezze differenti, risulta più scura la più fine. L’uso quindi della trementina deve farsi con precauzione e solo in caso di parità di finezza dei prodotti.”

Esemplificativa del metodo rigorosamente scientifico seguito dall’ingegner Ridoni è la relazione manoscritta intitolata “Studii sul trattamento del talco - nota n. 3 - Sulla deficiente lucentezza dei prodotti ottenuti con i levigatori pneumatici”, datata agosto 1914.

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