La Società Talco e Grafite Val Chisone venne costituita nel 1907
con un capitale di 2 milioni di lire, e subentrò alla “Anglo Italian
Talc and Plumbago Mines Company”, società a capitale prevalentemente
inglese attiva dal 1897. All’epoca la legislazione mineraria
comprendeva il talco e la grafite sotto il regime delle cave, che
potevano essere sfruttate con molta libertà. Ciò aveva favorito una
grande frammentazione dell’attività estrattiva ed il fiorire di decine
di microscopiche imprese dedite alla coltivazione dei giacimenti con
mezzi artigianali. Con il passare degli anni sorsero delle imprese un
po’ più sviluppate, che iniziarono ad assorbire le proprietà di quelle
più piccole. La Società Talco e Grafite Val Chisone fu quella che, alla
fine di questo processo, conclusosi intorno al 1920 con l’acquisizione
delle ultime quote delle miniere di Fontane, Maniglia e Comba la
Fracia, si ritrovò ad avere quasi il monopolio della produzione di
talco e grafite delle valli Chisone e Germanasca.
La
“Talco e Grafite” affidò la direzione tecnica delle miniere al sig.
Carlo Salton, perito minerario proveniente da un’altra azienda
specializzata nell’estrazione della grafite. Nel 1911 però, il sig. de
Fernex (banchiere che fu tra i fondatori della Società Talco e Grafite
Val Chisone) cooptò nel Consiglio Direttivo dell’azienda l’ingegner
Ercole Ridoni, con l’incarico di effettuare un’accurata ricognizione
sulle miniere già di proprietà della Società e su quelle della ditta
Erede di G. Tron, delle quali era in progetto l’acquisizione.
L’ingegner
Ridoni assolse l’incarico, e la relazione che ne fece alla Società,
datata settembre 1911, è esposta in originale nella mostra.
Particolarmente interessante è il capitolo conclusivo della relazione,
dove tra l’altro è scritto:
“E’
un fatto lamentato dalla Direzione tecnica delle miniere quello della
mancanza di operai stabili, a mesi si hanno quasi in abbondanza, a mesi
mancano assolutamente. E’ poi un cambiarsi incessante degli individui;
appena i nuovi venuti, se giovani specialmente, hanno acquistato un po’
di pratica, lasciano i lavori per recarsi altrove, allettati da
maggiori guadagni, così il personale viene per la gran parte rinnovato
con elementi poco pratici e poco capaci di dare dei risultati
soddisfacenti. Il prezzo elevato degli avanzamenti e la poca
produttività della mano d’opera sono una conseguenza di questo stato di
cose.” e, più avanti:
“ A
Sapatlè (una delle miniere allora attive) sono necessarie ricerche a
lunga base e progettarle e studiarle in rapporto ancora alla superficie
del terreno ed ai rilievi geologici e topografici, dei quali ultimi è
un vero peccato che ancora manchino i disegni, per tenere conto dei
numerosi disturbi che si notano nella regione. Se questo lavoro fosse
stato fatto a tempo, chissà che invece di attaccare il traverso banco
Est nella galleria Superiore andando incontro a quella vecchia buca
dalla quale non si avrà che acqua molto dannosa per i sottostanti
lavori, non si sarebbe subito pensato alla galleria vecchia ed a
quest’ora la vena centrale sarebbe già preparata e pronta alla
coltivazione, senza disturbi né di acqua né di frane.”
All’inizio
della sua collaborazione con la Società Talco e Grafite, l’ingegner
Ercole Ridoni trovò alloggio in una palazzina a fianco dello
stabilimento del Malanaggio, a Porte di Pinerolo. Nel 1921 si trasferì
con la sua famiglia, nella villetta, allora di proprietà della Società,
sita in viale Cavalieri d’Italia n. 8.