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Ercole Ridoni - Il talco

È un minerale che, sebbene possiamo non rendercene conto, è molto presente nella nostra vita quotidiana: talco per applicazioni cosmetiche, talco fuso come isolante intorno alle candele delle nostre automobili, talco come carica inerte nella gomma, talco nelle vernici, talco come eccipiente nelle preparazioni farmaceutiche, talco come componente delle carte patinate, e così via.

Mineralogicamente il talco è un metasilicato acido di magnesio, frutto di complesse trasformazioni chimiche avvenute all’interno di masse rocciose di diversa natura, a temperature e pressioni molto elevate. La sua composizione ideale è Mg3Si4O10(OH)2, ma in natura lo si trova sempre contaminato da impurezze di varia composizione.

Riguardo all’origine del talco delle Alpi Cozie, si ritiene che potenti bancate di “rocce verdi”, sepolte in profondità e quindi soggette a pressioni elevatissime, siano state attraversate da flussi di acqua calda. Date le condizioni fisiche in cui ciò è avvenuto, l’acqua ha sciolto, in parte, le “rocce verdi”. La soluzione magnesiaca risultante ha poi invaso gli strati rocciosi confinanti, formati da calcescisti e rocce calcaree. Qui, attraverso un lento processo, detto metasomatico, il silicato di magnesio ha sostituito il carbonato di calcio, molecola per molecola, dando così origine al talco. A riprova di questa origine, a volte all’interno dei filoni di talco si ritrovano dei blocchi calcarei tondeggianti, all’interno dei quali si può osservare la zona di graduale passaggio fra il talco ed il carbonato.
A volte si incontrano nei filoni di talco anche dei residui di “pietre verdi” inalterate, altre volte accompagnano il talco dei cristalli allungati di anfiboli monoclini quali l’actinolite e la tremolite.
Per dettagli vedere: La genesi del talco nella valle Germanasca di Emanuele Grill.

Come la mica, il talco ha struttura lamellare nella quale uno strato di ioni magnesio è inserito fra due strati di silicio tetraedrico. Questi strati o lamelle sono elettricamente neutri, quindi nessun catione addizionale, come il potassio, può essere introdotto fra di essi come nel caso della mica. A causa della sua struttura lamellare e della neutralità delle superfici dei suoi strati molecolari, il talco ha una definita tendenza alla delaminazione la quale, associata alla scorrevolezza fra gli strati, spiega le proprietà lubrificanti del talco.

Il talco è un minerale molto tenero (è infatti il primo termine della scala di Mohs, usata per esprimere la durezza dei minerali), che si presenta con una struttura lamellare, fogliacea; è untuoso-saponaceo al tatto, di colore bianco. Chimicamente è inerte, resistente a tutti gli acidi fuorché al fluoridrico, fonde a 1.700°C, ha un elevato potere isolante nei confronti della corrente elettrica. È inoltre in grado di assorbire con facilità le sostanze grasse, i profumi, i colori. Proprio queste ultime proprietà ne hanno decretato l’impiego nell’industria cosmetica e delle vernici. Le proprietà dielettriche sono invece state sfruttate per la produzione dei “tupin” (isolanti ceramici prodotti con talco trattato ad alta temperatura) avviata negli anni ‘30 dalla Società Talco e Grafite nello stabilimento di Villar Perosa, poi diventato “Isolantite”.

La zona del Pinerolese è sede di ricchi giacimenti di talco, abbondantemente sfruttati dall’attività estrattiva. Tale attività prosegue tuttora, ed il talco della Val Germanasca continua ad essere apprezzato in tutto il mondo per la sua qualità.
La zona ricca di talco si estende per circa venti chilometri dal vallone del Subiasco in Val Pellice, dapprima in direzione nord passando nell’alta Val Germanasca (Praly e Massello), di qui, tendendo a nord-est, sparisce parzialmente per la profonda erosione fattavi dalle acque del Chisone e ricompare in alto sulla sinistra della valle sino al colle della Roussa, per poi scendere verso la pianura nella Valle del Sangone.
I giacimenti della Val Germanasca, gli unici ancora sfruttati, presentano strati di talco praticamente puro spessi mediamente da uno a tre metri, ma che possono arrivare a 10 metri.

Può essere interessante notare come nel periodo compreso tra il 1901 ed il 1905 la produzione di talco delle Valli del Pinerolese subì una flessione a causa della concorrenza da parte del talco estratto dalle cave Luzenac, ubicate sul versante nord dei Pirenei, nel dipartimento dell’Ariege. Circa ottant’anni dopo la Società Talco e Grafite Val Chisone viene assorbita da un gruppo multinazionale, di cui fa parte la società Luzenac, e nasce la Luzenac Val Chisone s.p.a. Successivamente questa società viene assorbita dalla capogruppo Rio Tinto oggi titolare delle concessioni per l’estrazione del talco della Val Germanasca.


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