Quando la presenza partigiana creava
ormai problemi molto seri alle forze nazifasciste, erano frequenti
rastrellamenti fatti allo scopo di stanare partigiani dai loro
nascondigli sulle montagne. Solitamente si trattava di militari
provenienti da Torino. Venivano proprio loro perché non si fidavano
delle truppe di occupazione
presenti in Valle in quanto sapevano che, tutto sommato, cercavano
qualche
accordo con la gente.
Una volta, due nazisti sono partiti, sci ai
piedi, e sono risaliti in pieno inverno sulla strada della Conca
Cialancia per andare a dormire nella
caserma – già allora
diroccata –
di Rocca Bianca. Lo scopo di questa pericolosa “gita” invernale era
poter arrivare di nascosto alle miniere di
Sapatlé
all’alba all’inizio
del primo turno di lavoro.
Il loro arrivo gelò il sangue nelle vene
ai presenti. I nazisti bloccarono le miniere e pretesero i libri con
l’elenco del personale per poter controllare uno per uno tutti i
minatori e accertarsi che fossero proprio minatori e non partigiani…
L’operazione
richiese del tempo, ma si chiuse senza alcun inconveniente e i nazisti
se ne andarono. I partigiani erano tutti ai Malzas! Erano arrivati da
non molto tempo come ricordava l’avvocato Ettore Serafino, allora capo
partigiano. Se l’ispezione fosse arrivata laggiù sarebbe stata la fine
per moltissime persone. Invece a
Sapatlé
c’erano solo autentici
minatori. L’episodio si concluse con una gran paura e un po’ di tempo
perso. L’evento è stato anche confermato da Barbou Remo Grill di Villa
di Prali, la cui moglie Anita lavorava allo spaccio di
Sapatlé.

Casermetta di Rocca Bianca nel 2005.

Interno della casermetta nel 2012.

Casermetta (1) vista dalle piste di sci. Sullo sfondo il gruppo del
Monte Rosa (2). In basso a sinistra la zona mineraria di
Sapatlé
(3).
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