La
Talco e Grafite Val Chisone aveva miniere anche in Sardegna. Ne
conseguiva la necessità di trasportare minerale via nave. Oggi queste
operazioni vengono solitamente affidate a trasportatori. In quegli anni
per prassi comune fare ogni tipo di lavoro con risorse aziendali per
cui si sono acquistate due navi da trasporto. La prima, scelta da
Damiano Sartorio e acquistata nel 1932, è stata la “Onice”, poi la “Val
Chisone”. Quest'ultima è affondata al largo di Gaeta a causa gru
metallica che stava trasportando e che si è spostata accidentalmente.
Trasportavano il talco grezzo dalla Sardegna allo stabilimento di
macinazione di Livorno dove era stato installato un mulino a martelli
Raymond.
La “Onice” era un brigantino costruito in Germania nel 1911 presso i
cantieri Lühring di Brake e varato col nome di “Meta”. Diventato
bottino di guerra francese, è approdato alla Talco e Grafite dove ha
trasportato talco per qualche decennio.
La nave ha una gemella, di qualche mese più vecchia di lei, uscita dal
medesimo cantiere in Germania, dalle parti di Bremen col nome di
Freidrich. Questo magnifico brigantino, tuttora in attività, ora si
chiama “Eye of the wind” ed è stato anche usato per il set di alcuni
film, come White Squall, titolato in Italia con Albatross, oltre la
tempesta con Ridley Scott.
Eye of the wind. Fonte web.
L'unità gemella del Meta ci consente di capire meglio com'era.
1939. Piero Sartorio ci racconta: "Continuiamo
le foto prese in occasione del viaggio in Sardegna con Prever e soci.
Quelle di questa pagina si riferiscono ad un sopralluogo che facemmo al
posto di imbarco del talco a Bosa – sulla costa occidentale della
Sardegna. Si trattava di un porto naturale alla foce di un rio; le
condizioni di accesso erano sovente molto difficili per cui, una volta
perfezionato il trasporto terrestre per mezzo di autocarri, fu
sostituito dal porto di Olbia. Qui si vede il motoveliero “Onice” (che
allora si chiamava ancora “Meta”) attraccato alla banchina".
1939. Il Meta nel porto di Bosa.
1939. Piero Sartorio ci racconta: "La
coperta del motoveliero “Meta”. La nave aveva una stazza di 200
tonnellate, lo scafo metallico e usava le vele solo in casi
eccezionalmente favorevoli. Per lo più impiegava il motore ausiliario
che le consentiva una velocità di 6 nodi. Lo comandava un bel tipo di
marinaio, il capitano Fanciulli dell'isola del Giglio."
1939. Il Meta.
1939. Il Meta.
1939. Il Meta a Livorno. In primo piano: Piero Sartorio.
1939. Il Meta a Livorno. In primo piano a sinistra il geometra Vallesa.
1939. Il Meta a Livorno.
La conversione in motonave cargo è stata
ultimata nel 1954 ed ha comportato la rimozione degli alberi e del
bompresso, la predisposizione di una nuova stiva prodiera e la
costruzione del relativo boccaporto di carico, la costruzione del
castello di poppa e della plancia, l’inserimento di un vistoso fumaiolo
e la sostituzione del vetusto motore ausiliario con un nuovo diesel
Ansaldo, più potente e più consono alla nuova configurazione della
nave. In quell'occasione ha assunto la nuova denominazione “Onice” dal
sapore più “minerario”.
Carlo, nipote di Damiano ci racconta: “Papà mi raccontò che con
condizioni favorevoli la nave era più veloce a vela che a motore, per
cui si preferiva possibilmente compiere a vela la tratta Olbia/Livorno
col carico che contribuiva a stabilizzare; la tratta di ritorno a vuoto
Livorno/Olbia col motore ausiliario. Negli anni successivi, ogni volta
che si evocava l’Onice, ripeteva che avrebbe potuto riconoscerlo al
buio dall’odore caratteristico della sua sala macchine, mio papà doveva
essere veramente affezionato a quella nave! Ricordo di esserci salito a
bordo io stesso, da bambino, nel porto di Savona. Ne rimasi molto
impressionato, non avrei più voluto scendere.”
Ecco la Onice nel 1957 a Livorno, presumibilmente nel primo viaggio
dopo la modifica da brigantino a motonave.
Nell'ordine: Piero Sartorio, ing.
Tron, Dante Rossetto, capitano Fanciulli
La nave con il nuovo nome "Onice"
Fortuna vuole che la nave, nonostante un periodo di abbandono, ci sia
ancora.
Da un punto di vista tecnico, notevole è il fatto che una nave in
ferro, varata nel 1911 sia ancora operativa, è un caso molto raro. Lo
scafo doveva essere stato realizzato nel 1911 certamente con acciaio di
eccellente qualità. La nave ha superato indenne due guerre mondiali e
un decennio abbondante di completo abbandono incagliata in fondo a una
darsena del porto di Trapani.
Un gruppo di appassionati si sta occupando di riportarla in auge tra
breve, ultimati i lavori di restauro e riportata alla sua
configurazione originaria di brigantino, tornerà fieramente a solcare
le onde a vela con il nuovo nome Brigantes; sicuramente una nave di
gran carattere!