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Miniere e cave Impianti a fune Lavori


Miniere di Envìe


A monte di Ghigo si trova una delle più antiche miniere della valle. Il talco che affiora in superficie, in tempi andati, ha permesso una facile estrazione che col passare del tempo si è evoluta in attività mineraria vera a propria.
Utilizzate fino agli anni '960, hanno la particolarità di essere stata abbandonate senza passare per un'opera di smantellamento come invece è capitato a Sapatlé o Malzas.
Questa è la ragione per cui, al di là del deterioramento del tempo, qui è rimasto tutto quanto c'era all'epoca, si trovano sparsi in giro vagonetti delle decauville e attrezzature di ogni tipo.
La miniera è stata - in un certo senso - dimenticata. Negli ultimi anni di vita, la bassa produttività ha portato ad utilizzarla solo più d'estate, poi è stata saltata qualche estate, poi non si è più fatto nulla.
Gli imbocchi delle gallerie sono per lo più facilmente identificabili e quelli in roccia ancora piuttosto integri.
Una teleferica collegava il sito minerario con Ghigo in località Goutaglio.
Successivamente allo smantellamento della teleferica, grosso modo sullo stesso tracciato, è stata costruita la sciovia Bosco Nero con 2 piste di sci oggi scomparsa.

Hepatica nobilis Erba Trinità
In questa cartolina datata 1953 si notano le discariche delle miniere che in quell'epoca erano ancora attive. Oggi sono coperte di vegetazione.

La prima informazione societaria certa di cui dispongo è del 1897 quando le la miniera apparteneva alla società “E. Brayda & Co, L. Serry & David Vinçon.”
Il 31 agosto 1897 viene fondata la “Anglo Italian Talc & Plumbago Mines Company Ltd.” fra i cui azionisti c'è il Conte Enrico Brayda di Ronsecco già azionista della precedente società. Tutte le attività minerarie confluiscono nella nuova società.
Insieme alle miniere di Envie ci sono: Timosella, Gran roccia, Icla, Sapatlé, Crosetto, Maniglia, Paesana, Stroppo, Acceglio (e altre due che non riesco a leggere).

Nel 1907 L'Anglo Italian cessa le sue attività e viene Fondata la “Talco & Grafite Val Chisone” che le incorpora in toto.
Ma nel frattempo Envie è “sparita” dai beni dell'Anglo Italian. Confluirà comunque nella Talco & Grafite nel 1919 ceduta dalla ditta Alliaud.
Cos'è capitato nel frattempo, al momento, non lo so per certo.
Però Damiano Sartorio nei sui appunti ci racconta che l'amministratore dell'Anglo Italian George Huntriss aveva litigato con i partner San Martino e Brayda e li aveva cacciati dalla società.
Dato che Brayda era un importante azionista, 2000 delle 5000 azioni della Anglo Italian erano servite per coprire il valore della Brayda & C., posso immaginare che sia stato pagato “in natura” con le miniere di Envie dalle quali poi si è ritirato oppure che siano state vendute per fare cassa e poter indennizzare il Brayda.

Dal 1919 non ci sono più stati cambiamenti societari. La miniera aveva caratteristiche ottime per l'800 ma nella seconda metà del '900 è diventata antieconomica.

Nomi delle gallerie.

Ho trovato documenti di diversi periodi del '900 che assegnano alle miniere gli stessi nomi ma “mescolati”.
In queste pagine uso come riferimento la mappa depositata presso l'archivio di Scopriminiera che considero affidabile in quanto era il documento in uso durante le attività per cui è poco probabile che contenesse errori macroscopici.


Miniere Envie Prali Praly
Ecco la mappa dall'archivio Ecomuseo delle Miniere e della Val Germanasca. Non è datata ma sembra risalire all'ultimo periodo di utilizzo in quanto tutte le strutture esistenti sono già presenti.