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Erminio Macario alla miniera San Pietro
1950


Curiosità dal 1950.
Erminio Macario va alla miniera San Pietro per girare alcune scene di un film. Si trattava di “Il monello della strada” prodotto nel 1950 e diretto da Carlo Borghesio.
Le foto di Piero Sartorio ricordano l'evento che ha chiaramente attirato l'attenzione di molte persone. Macario, allora estremamente popolare, non poteva che divenire un'attrattiva. 

Erminio Macario Miniera Gianna 1950

Erminio Macario alla miniera San Pietro per girare alcune scene del film.
Foto di Piero Sartorio; 1950.

Erminio Macario Miniera Gianna 1950
Erminio Macario alla miniera San Pietro per girare alcune scene del film.
Foto di Piero Sartorio; 1950.

Ma osservando le foto si nota un altro fatto notevole. Nell'occasione delle riprese è stato fatto uso di un elicottero Bell 47-D1. Occorre far mente locale al fatto che i primi elicotteri prodotti in serie e commercializzati sono entrati in produzione nel 1946; vale a dire solo quattro anni prima! Con ogni probabilità era la prima volta che quella diavoleria meccanica si presentava nella valle. Ma non fosse anche stata la prima assoluta, era senz'altro una novità così importante da creare di per sé un'enorme attenzione.

Erminio Macario Miniera Gianna 1950 Elicottero Bell 47-D1 Aersilta
Erminio Macario in primo piano
Foto di Piero Sartorio; 1950.

Erminio Macario Miniera Gianna 1950 Elicottero Bell 47-D1 Aersilta
Elicottero Bell 47-D1.
Foto di Piero Sartorio; 1950.

L'elicottero era della Aersilta creata nel maggio del 1949 da Leone Concato che diverrà una figura di spicco del mondo aeronautico italiano del dopoguerra. Fu proprio lui ad introdurre  in Italia i primi elicotteri civili della serie Bell 47. Acquistò negli Stati Uniti il Bell 47D1 I-SILT assumendo la rappresentanza generale per l'Italia della Bell.

Erminio Macario Miniera Gianna 1950 Elicottero Bell 47-D1 Aersilta
Scena del film.
Foto di Piero Sartorio; 1950.


Gli elicotteri erano una novità sia in campo civile che militare e il loro uso faceva ancora notizia. Curiosamente, si è chiamata proprio “Germanasca”, come il torrente che scorre davanti alla miniera, una esercitazione militare condotta nel 1954 a Sestriere che ha visto le autorità arrivare in elicottero.
Ce lo racconta la rivista Ali dell'Agosto 1954.

Erminio Macario Miniera San Pietro
Erminio Macario spinge un carrello di fronte all'imbocco della miniera San Pietro.
Foto di Piero Sartorio; 1950.

La miniera San Pietro era quella a quota più bassa della concessione Fontane – quella di cui fanno parte anche la miniera Gianna e la Paola oggi aperte al pubblico come museo. Allora era in piena attività. Davanti all'imbocco la discarica di roccia sterile aveva formato un ampio piazzale dove sono state girate le scene del film. Oggi il bosco si è impossessato dello spazio e si fatica ad immaginare come la zona si presentava quando era in attività

miniera San Pietro Fontane Gianna
Ed ecco come si presentava la miniera San Pietro nel 2007.


Ed ecco lo stralcio del film per la piccola parte girata alla San Pietro.  Macario è un emigrante italiano andato in Argentina dove si stava costruendo un importante galleria e servono molti minatori. Guadagnato un gruzzoletto torna a casa per incontrare la moglie sposata per procura durante il lavoro in Argentina.... Un film carico di drammi della vita ma che si conclude ispirando un grande serenità.

Osservando le scene si possono vedere gli impianti come erano quando erano in funzione. Occorre però qualche cautela. In una scena si vede un carrello uscire dalla miniera. Poco dopo se ne vede uno dentro. Il secondo è completamente diverso dal primo! In effetti, il modello di carrello che si vede dentro la galleria è del tipo di quelli che venivano usati a Malzas; quindi in tutt'altre gallerie.
Il motivo di questo fatto è facile da capire leggendo il libro di Paolo Tosel “Mezzo secolo di Miniera”; Casa editrice Arti Grafiche Leccesi; 1971. Nel libro, l'autore racconta la sua vita di lavoro nell'industria mineraria con un'attenzione particolare agli aneddoti curiosi.
Fra questi c'è il racconto delle riprese del film.

Un giorno ormai lontano una miniera di talco della valle Germanasca venne scelta per girarvi numerose scene di un film il cui protagonista era un noto comico torinese. Per assistere all'inconsueto avvenimento erano accorsi molti valligiani e numerosi villeggianti affluiti da Perrero e da Prali.
Con i cineasti collaboravano volonterosamente i dipendenti locali della Società Val Chisone. Ricordo il buon Giacomo Gino, un esperto capo sorvegliante canavesano, al quale, in un improvvisato ufficio postale, era stato affidato il compito di timbrare una copiosa corrispondenza, compito ch'egli svolgeva con la diligenza che soleva mettere nell'espletamento di tutte le sue mansioni. La corrispondenza era poi prelevata e distribuita da un elicottero posatesi sul ristretto spazio del piazzale antistante l'imbocco di una galleria.
Terminate le riprese esterne attori ed operatori avrebbero dovuto penetrare nell'interno della miniera ma, per istintiva repulsione, o per paura o fifa che dir si voglia, il protagonista, con una decisione tanto inattesa quanto incrollabile, si rifiutò di entrarvi. Non ci fu verso di convincerlo e si dovette sospendere tutto tra lo stupore degli ammiratori del divo; quei bravi minatori, che per molto meno sogliono lavorare assai di più, erano addirittura trasecolati.


Stando ad un articolo di Osvaldo Peyran pubblicato su “L'Eco del Chisone” nel 1984 le scene in interno sarebbero state girate in studio per aggirare il rifiuto del protagonista.
Perché sia stato usato un carrello così palesemente diverso non lo so. Ma forse non vale la pena svelare il mistero...

Carrello San Pietro Fontane
Di tanto in tanto le piene del Germanasca riportano alla luce le vestigia del passato.
Qui vediamo un carrello emergere dalle acque.
Foto: 2007.

Ponte San Pietro Fontane
Resti del ponte che attraversava il torrente portando dalla miniera alla strada carrozzabile.
Foto: 2007.


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