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Ercole Ridoni - La sua vita in breve

Ercole Ridoni nacque a Torino il 25 Novembre 1868, secondo di tre fratelli; i suoi genitori, Eugenio Ridoni e Maria Angela Arrigoni, erano di origine milanese, la famiglia paterna fuggita, oggi si direbbe rifugiata politica, a Torino nel 1848, all’epoca delle Cinque Giornate, in quanto coinvolta nei moti irredentistici, che avevano visto fra gli organizzatori anche persone della borghesia e dell’alta società lombarda.
Il padre, Eugenio, nato a Milano nel 1832, era morto di polmonite nel 1870, il nonno Bartolomeo era stato fra i promotori della Società dei Trams a Cavalli di Torino, di cui fu anche direttore; il bisnonno Antonio, nato a Novara nel 1757, ebbe incarichi nell’amministrazione pubblica di Milano fra il 1823 e il 1830.
Il nonno materno Luigi Arrigoni era ingegnere; e forse questo influì sulla scelta di Ercole Ridoni di iscriversi al Politecnico. Laureato nel 1892 dalla Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri di Torino, dopo due anni di praticantato in miniere della Sardegna e della Toscana, fu assunto dalla Società Miniere di Montecatini nel 1895 quale direttore delle miniere di rame di Montecatini Val di Cecina, carica che mantenne fino al 1910. Fu in quegli anni che si unì in matrimonio con la sorella di un suo compagno di studi, anch’egli impiegato presso le miniere di Montecatini. Fu appunto in Toscana che dalla felice unione nacquero i primi quattro figli.
Dal 1907 al 1910 gli fu inoltre affidata la direzione della miniera delle Merse, a Boccheggiano in provincia di Grosseto. In quel periodo si occupò anche di ricerche di minerali metallici, in prevalenza rame, ed inoltre di ligniti e di caolini, sia in Toscana che in Liguria. Nel 1911 viene cooptato nel consiglio direttivo della Società Talco e Grafite Val Chisone. In principio fu impegnato prevalentemente dalle miniere di Talco e Grafite delle valli Chisone e Germanasca, ma già durante la prima Guerra Mondiale iniziò una lunga serie di esperimenti per riuscire ad ottenere elettrodi impiegando come materia prima la grafite naturale. Nel frattempo, a Pinerolo, nascevano gli ultimi due figli. Nel 1918 il processo industriale per la produzione degli elettrodi venne brevettato dalla Società Talco e Grafite Val Chisone, e lui fu incaricato di progettare e realizzare a Pinerolo lo stabilimento per produrre industrialmente gli elettrodi di grafite. Cosa che gli riuscì tanto bene che nel decennio successivo la produzione di Pinerolo soddisfaceva il 50% del totale fabbisogno di elettrodi delle acciaierie italiane.

Ercole Ridoni Sapatlé
Ercole Ridoni – a destra - e Piero Sartorio - a sinistra -  su un carrello della Decauville Sapatlé.
Colletta Sellar nel 1940.

Ercole Ridoni Sapatlé
Ercole Ridoni a dorso di mulo durante una vista a Sapatlé nel 1940
Foto e note di Piero Sartorio.

[Queste foto illustrano due  momenti] del sopralluogo fatto alla miniera Sapatlé a fine giugno – primi di luglio del 1940 dal neo direttore geom. Bauducco, dall'ing. Ridoni e dal sottoscritto. Dall'ing Ridoni, nonostante la sua interpretazione un po' aulica della geologia, c'era molto da imparare ed io stavo con le orecchie ben aperte. Anche Bauducco, con la sua praticaccia, non era una nullità in materia. Oltre il sotterraneo, si sono ispezionati i dintorni lungo vari sentieri e lungo la decauville Sapatlé – Colletta Sellar. L'ing. Ridoni che qui vediamo in due occasioni sul suo piccolo mulo, doveva purtroppo scomparire durante la guerra. Morì nel sonno, povero vecchietto, e lasciò la famiglia in precaria situazione economica a causa della svalutazione della moneta.


Anche lo studio delle applicazioni del talco nei prodotti ceramici refrattari ed isolanti, che l’ingegner Ridoni curò personalmente contemporaneamente alle altre attività di ricerca e di produzione, si concretizzò in un impianto per la loro produzione industriale, che fu chiamato La Isolantite, e che è tuttora in attività.
Negli ultimi giorni del 1928 Ercole Ridoni venne duramente colpito dalla morte prematura della moglie, avvenimento che, come ricorda il nipote Umberto, “lo aveva talmente svuotato di ogni energia da obbligarlo a sospendere per parecchio tempo i suoi impegni professionali e andare a ricercare la forza di vivere nei luoghi della Toscana dove aveva iniziato la sua carriera e la sua vita familiare”.Gli impegni di Ercole Ridoni non si limitarono al solo aspetto della ricerca, dello studio e della successiva industrializzazione del talco, della grafite e dei loro derivati; lui aveva il gusto di comunicare, in modo semplice e chiaro, tutto ciò che i suoi studi gli facevano scoprire; perciò, come scriveva l’Eco del Chisone n° 16 del 24 Aprile 1943 in un articolo a lui dedicato in occasione della sua morte, "[…] L’ingegnere Ercole Ridoni è inoltre autore di diverse fondamentali pubblicazioni sul talco e la grafite, […] della scienza fu un dotto divulgatore; si ricordano interessanti conferenze illustrate da proiezioni da lui tenute". E ancora, dalla Rassegna dell’Industria Mineraria d’Italia e d’Oltremare del Luglio 1943: "[…] A lui si devono un pregiato modello scomponibile del giacimento cuprifero di Montecatini, che ora si conserva nel Politecnico di Roma e pubblicazioni varie sul talco e la grafite […]. Di quest’uomo, che, vivendo operoso e modesto in quelle remote valli alpine, ha veramente onorato la professione di ingegnere minerario, è doveroso esaltare i meriti". Riconoscimenti postumi, che, insieme ad alcune cariche onorifiche ricoperte in vita (faceva parte del Consiglio Direttivo della Associazione di Chimica Industriale di Torino, dell’Associazione Mineraria dell’Alta Italia di Milano e di quella del Piemonte, di cui fu anche vicepresidente) furono tutto quanto ricavò dalla sua poliedrica attività, oltre allo stipendio, che gli consentiva di mantenere dignitosamente la sua numerosa famiglia, la quale però, vale la pena notarlo, abitò finché lui fu in vita nella casa di Viale Cavalieri d'Italia 8, di proprietà della Società Talco e Grafite Val Chisone.


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