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Mg3[(OH)2ISi4010]
MgO 31,7 Si02 63,5 H20 4,8
FeO può sostituire 5% di MgO, Al un po'di Si. In diversi talchi si è trovato fino a 2% di Al203 e anche presenza di rame (allo spettrografo).
Monoclina-prismatica: a0 = 5,27 b0
= 9,12 C0 = 18,85 a0: b0 : C0
= 0,578 : 1 : 2,067 ß= 100° 00' Z =.4. Cristalli Sempre molto imperfetti, lamellari.
Aggregati più o meno compatti.
Sfaldatura 001 facile. Colore bianco, bianco-verdolino,
grigio, giallognolo, brunastro, rossiccio, talora nero. Polvere sempre bianca,
Lucentezza madreperlacea sulla, faccia, di sfaldatura. Rifrazione media.
Birifrazione 0,051 (mf).
Ng = 1,4090 (1,575)
p. a. o. _|_ 010 (-)2
V=6°-30° Nm = 1,539 X _|_ 001 Z|| b
Np = 1,539 (1,545)
Altri dati diagnostici: le lamine di talco sono pieghevoli
ma non elastiche.
Caratteristica la grande morbidezza sia in pezzi sin polverizzato. Arroventato si sfoglia, diventa splendente e duro (non si riga col temperino). Al cannello non fonde. Fortemente arroventato poi bagnato col nitrato roseo di cobalto e nuovamente arroventato si colora in violaceo. Perde tutta l'acqua solo a 900° circa. È inattaccabile dagli acidi minerali anche se concentrati.
Al microscopio: in sez. sottile, incoloro; grigio; lamellare, fibroso. Rilievo poco pronunciato, ma energica birifrazione, per cui a nicol + nei tagli _|_ alla sfaldatura i hanno colori di polarizzazione vivaci anche di III ordine, iridati. Estinzione parallela alle linee di sfaldatura. Allungamento delle liste sempre positivo.
Giacitura, paragenesi, genesi: la var. compatta o
steatite, verdolina si incontra in masse accessorie nelle serpentine di
Borgo Taro, il talco più o meno lamellare bianchissimo nella epizona
delle formazioni scistoso-cristalline del Pinerolese in forma di lenti
e banchi che racchiudono spesso noccioli di dolomia, e a Orani in
Sardegna tra roccia carbonata e granito.
La genesi del talco è quanto mai varia: da olivina, enstatite,
tremolite e specialmente per termometasomatismo da dolomie in presenza
di acque silicifere e secondo Laurient anche sedimentaria. L'Italia è
uno dei paesi di più forte produzione di talco e della migliore qualità.
Sez. verticale delle lenti di talco di Malzas in Val Germanasca.
Sez. verticale del giacimento di talco di Orani in Sardegna.
Usi: di tutti i silicati il talco è indubbiamente
quello di più largo con umo a causa della sua morbidezza e untuosità
(ciprie, saponi, carte, ecc.). La domanda di talco macinato, per
l'impiego sempre maggiore nell'industria delle ceramiche e degli
insetticidi ecc., è in costante aumento. Solo per ciprie per la faccia
e per i neonati gli Stati Uniti ne hanno importato dall'Italia, nel
1955, per dollari 769.964. Nel luglio del ’57 una tonnellata corta (kg
907), «ex doks east coast», di talco 1601 grade, costava $ 90,45 cioè
intorno a 56 lire al chilo.
***
Nella “Guida delle Alpi Occidentali – Volume I – Marittime e
Cozie – di Martelli Vaccarone – Club Alpino Italiano 1889 – il talco viene menzionato
così:
“Nel suo territorio sui monti a levante e specialmente sui
fianchi di Rocca Bianca, da case Sapatlé alle Alpi d' Envie e nella località
detta Nido dell'Orso (v. pago 228), sonvi cave di pietra ollare (steatite o
talco lamelloso) che anticamente lavoravasi a Praly, formando delle pentole per
cuocervi le vivande ed anche costruendo piccoli oggetti come scatole, pipe,
calamai, ed altri generi di scultura. Ora essa viene tutta macinata e se ne fa
estesissimo commercio per impiego in varie industrie.”