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Per qualche dettaglio tecnico sulla calcopirite vediamo come viene illustrata da Emanuele Grill.
Tratto
da:
Emanuele
Grill
Lezioni
di Mineralogia
Libreria
Editrice Politecnica Cesare Tamburini
Milano
1945
I cristalli, della classe tetragonale scalenoedrica, belli e distinti (v. figure 53 e 54) non sono frequenti. La calcopirite è generalmente massiccia, compatta. Non rara in forme botrioidali, o pseudomorfica di organismi di pesci, ad es. negli scisti cupriferi di Mansfeld (Germania).
Massiccia
è presente in tutte le miniere cuprifere del mondo essendo il
minerale di rame più diffuso.
Per
il colore giallo la calcopirite si può confondere con la
pirite e l'oro.
Distinzione
dalla pirite e dall'oro. Dalla prima perché rigabile col
temperino. Ma un saggio chimico semplicissimo è anche il
seguente: si scioglie in HNO3, si alcalinizza
con NH3,
il ferro precipita come idrato ferrico rosso e il liquido soprastante
si colora in azzurro (idrato cupro-ammoniacale). Se invece si tratta
di pirite il liquido resta incoloro. L'oro, pure rigabile col
temperino, non si scioglie in acido nitrico.
Ossidazione della calcopirite. Per ossidazione (si ossida più rapidamente il ferro del rame) può dar luogo a cuprite Cu2O, covellite CuS, calcocite Cu2S, erubescite Cu3FeS3 ed anche a rame nativo e, contemporaneamente, si forma della limonite. Tutti questi minerali trovansi, talvolta, associati nello stesso campione, ad es. nella miniera di Montecatini in Val di Cecina (Pisa).