Mario Strani è stato
“perseguitato” da questa domanda per tutta la
vita. Le sue profonde conoscenze nel campo micologico, sommate alla sua
vasta conoscenza in ambito biologico e naturalistico in senso ampio,
veniva troppo spesso vista come una capacità di sapere quali funghi
mangiare e quali no; e null'altro.

Benvenuti!
Il mondo dei funghi è incredibilmente ampio. I funghi hanno
innumerevoli funzioni nel mondo naturale molte delle quali anche
sfruttate commercialmente.
Qualche esempio:
- Come mai lievita il pane? Un fungo.
- Cosa fa fermentare l'uva per fare il vino? Un fungo.
- Cosa fa fermentare il malto per fare la birra? Un fungo.
- Cosa fa ammuffire la marmellata? Un fungo.
- Cosa sono le micosi? Malattie causate da funghi.
- Cosa demolisce il legno morto tramutandolo in humus? Un
complicato processo avviato da funghi.
Poi in effetti ci sono anche i porcini, i reali, i champignons... Il
risotto coi funghi, il fritto di funghi, l'insalata di funghi...
Quelli che solitamente chiamiamo “funghi” sono in effetti solo i
“frutti” di una “pianta” che si chiama micelio e che vive nel terreno
lontano da sguardi indiscreti ma che ha dimensioni colossali e può
estendersi enormemente.
Rigorosamente parlando il fungo non è un vegetale in quanto non ha
clorofilla, e quindi non può prodursi da solo gli zuccheri. Di
conseguenza vive da “simbionte” quando cede sostanze nutritive a piante
verdi in cambio di zuccheri; vive da “saprofita” quando trae i
nutrimenti che gli mancano da sostanze organiche morte; vive da
“parassita” quando trae nutrimento da esseri viventi senza cedere nulla
“in cambio”. Per questa ragione, in tempi recenti, è stato aggiunto un
“regno” al mondo naturale: ai regni vegetale, animale e minerale è
stato aggiunto il regno dei funghi.
Questa mostra – in quanto incentrata sull'opera di Mario Strani –
propone la sua collezione in tutto il suo splendore ordinata in maniera
sistematica secondo le varie famiglie illustrate lungo il percorso
espositivo. I funghi esposti sono solo i cosiddetti funghi “epigei” -
quelli che crescono fuori dal terreno.
In successive iniziative esploreremo progressivamente il resto
dell'universo del fungo...
La grafica aiuta il visitatore a orientarsi fra diversi argomenti.

I pannelli a sfondo bianco illustrano le generalità sui funghi.

I pannelli con foto di funghi sullo sfondo illustrano la sistematica
dei funghi. Sono stati curati da Alfredo Vizzini del centro di
micologia CNR di Torino.

I pannelli con foto color seppia illustrano aspetti storici del museo.

I salotti ospitano la mostra sulla vita di
Mario Strani a cui va tutta
la nostra gatitudine per quanto ha donato ai Pinerolesi.
Ed una curiosità...
Fra le cose che faremo nel prossimo futuro, ci sarà una mostra dedicata
al fungo in cucina. Lo lievito del pane, la fermentazione del vino, la
muffa sulla marmellata... Tutti funghi che ci aiutano o ci
infastidiscono. Ipotizzando un allestimento con le sembianze di una
cucina abbiamo cominciato a raccogliere del materiale e... Vedete un
po' cos'è saltato fuori!
Questo “Potagé” è inglese ed è arrivato a Perrero intorno al 1904
quando il britannico George Huntriss ci si è trasferito per gestire la
Anglo Italian Talc and Plumbago Mines Company che qualche anno dopo
sarebbe diventata Talco & Grafite, poi – in tempi recenti – Rio
Tinto e successivamente Imerys.
Costui, nel 1904, ha assunto Damiano Sartorio come amministratore della
società e gli ha offerto di passare le vacanze nella casa della Società
a Perrero lasciandogli i suoi arredi tra cui questo.
Damiano l'ha lasciato al figlio
Piero,
che l'ha lasciato al figlio... Che è
stato così gentile da regalarlo ai Pinerolesi per il Museo. E grazie a
Carlo Sartorio oggi possiamo averlo qui.
E dato che
Arturo Prever era
amministratore della Talco & Grafite,
in un certo senso, il “potagé”è già “di famiglia” in questa
villa.
Con buona pace per gli innumerevoli amici di Mario che nella vita gli
hanno fatto l'odiata domanda "Si mangia o non si mangia?" la riposta
valida è sempre quella data nel 1918 da Oreste Mattirolo nel libro
“Phytoalimurgia pedemontana, ossia Censimento delle specie vegetali
alimentari della Flora spontanea del Piemonte” che - come qualsiasi
concetto scientificamente valido - non è una riposta brutale del tipo
"si" oppure "no".
Eccola:
«La Scienza ha dimostrato in modo ineccepibile che non esistono
caratteri generali, né mezzi atti a dimostrare la innocuità o la
velenosità di un fungo; chi vuole usarne deve quindi possedere una
cognizione botanica sufficiente allo scopo.
Certo è che moltissimi sono i funghi che si potrebbero usare come
alimenti senza alcun pericolo e con profitto non indifferente, qualora
chi li vuole usare li conoscesse opportunamente nei loro caratteri
morfologici.
La difficoltà dell’uso dei funghi come alimento sta, come ho detto, e
come ripeto, nel conoscerli.
Una educazione popolare in questo senso non si improvvisa; essa va
curata, disciplinata, inculcata con mezzi adatti, quali sarebbero, ad
es., le lezioni pratiche in natura, sussidiate dalle Tavole murali, dai
Modelli, dalle Esposizioni popolari di materiali adatti, fatti
conoscere largamente al pubblico, ecc., onde riuscire ad educare,
convincere, e dar così, a poco a poco, almeno la conoscenza esatta
delle specie più velenose. Essendo queste, fortunatamente, in numero
molto limitato, sarebbe facile farle conoscere praticamente, così da
rendere impossibile i gravissimi casi di avvelenamento che ancora oggi
si verificano frequenti nel nostro paese. […]
Nelle presenti condizioni della nostra educazione popolare io ritengo
ancora troppo pericoloso fare propaganda per l’uso generico di questi
alimenti, quando chi deve usarne non è capace di orientarsi nella
scelta dei materiali convenienti.
Ricordiamoci però, dopo la guerra, dell’obbligo sacrosanto che ci
incombe di educare il popolo nostro alla conoscenza dei funghi, quale
si potrà ottenere agendo in special modo sulle menti giovanili.
La conoscenza dei principali dati micologici capace di far discernere
le specie principali di funghi velenosi da quelli eduli non è cosa
lunga, né difficile, né richiede intelligenza straordinaria; perché
qualsiasi bambino quando è guidato dalla visione dell’oggetto, può
imprimere nella sua mente l’idea esatta delle poche specie letali,
qualora questa gli venga data da figurazioni, da modelli perfetti e
specialmente dalla visione delle specie in natura.
Insegniamo ai nostri ragazzi anche solamente a distinguere le Amanite e
avremo la certezza assoluta di salvare buon numero delle loro vite!»