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Località sciistiche di sfogo

Questo articolo del 1932 esorta politiche di sviluppo turistico della zona e, da questo punto di vista, sembra un articolo di attualità.
Viceversa, per i termini che usa e alcune osservazioni che fa, mostra quanto sono cambiate le cose.
Descrive lo sci col termine “sciismo” e, descriverndo l'acessibilità a Ghigo fa notare i comodi trasporti di bus da Torino a Perrero e che di qui “non vi sono che tre ore di stradone, spesso percorribile in sci od in slitta”...
Vediamolo nella veste originale.

Località sciistiche di sfogo

Tratto da:
Alpinismo N°1
Gennaio 1932


(neg Mario Corte)                                                                                                                                                   Villa di Praly

Lo sciismo s'è ormai diffuso con una progressione così costante e le stazioni invernali più di moda e di più comodo accesso si vanno così gradatamente saturando che presto compariranno gli inevitabili disagi logistici che derivano naturalmente dalla congestione.
Il fatto si verifica già per la valle di Susa, al più frequentata dai torinesi per la sua comodità ed i suoi ottimi campi di neve, nonostante il lodevole servizio ferroviario e la buona organizzazione alberghiera dei suoi maggiori centri. Nei giorni festivi v'è sempre ressa, in certe ricorrenze pletora.
Degni quindi d'encomio e da assecondarsi gli sforzi perseveranti del Club Alpino, ed in un tempo più recente delle Ferrovie dello Stato, tendenti ad incanalare l'onda sciatoria festiva verso altre vallate piemontesi mediante un'organizzazione turistica che dev'essere caldamente appoggiata per il sempre maggior incremento e la perfezione turistica del nostro paese.
Tra le valli che si prestano a questa selezione decongestionativa, la val Germanasca, a torto poco frequentata, è certamente una delle migliori e più suggestive.
Il percorso Torino-Perrero, ora che i servizi automobilistici hanno raggiunto tutti i coefficienti di regolarità e comodità, è cosa perfettamente normale e da Perrero a Ghigo (m. 1445) non vi sono che tre ore di stradone, spesso percorribile in sci od in slitta.
La strada è poi anche simpatica perché, lasciato il borgo di Perrero ed attraversato il ponte Rabbioso sulla minore Germanasca di Massello, assume subito un aspetto montagnolo, serrata com'è da impervie fiancate boscose spioventi sulle slargure prative che riempiono le anse della maggior Germanasca.
La borgata Pomeifrè, asserragliata di fronte ad una piaggia umida e stillante su cui si abbarbicano magri meleti eppoi il bivio delle due strade: la nuova che varca il torrente e sale con un'ampia risvolta, la vecchia che costeggiando la riva sinistra del torrente che sfuria l'irruenza delle sue acque va a lambire i piedi della roccia Saut du Loup.
La valle, una vera serra, rimane chiusa sino al ponte di Crosetto oltre il quale s'innalza con un lungo tornante per evitare e sopravanzare l'imponente massa rocciosa della Roccia Eiclapà, nel cui grembo serpeggia un ripidissimo sentiero.
Sfocio del vallone di Rodoretto, angusta e scoscesa tagliata naturale che non lascia certo prevedere quel gioiello di bacino, sfogato e libero, che le sovrasta.
Larici affilarati come su viali e, traversata fa Germanasca al Ponte della Capra, si tocca Villa di Praly (metri 1372).
Si rivalica la Germanasca, la si accosta mentre scende per diversi retrosi, la si ripassa e si perviene al limitare del ridente piano di Praly ; il cui centro, dopo sciare di vetrici e specchi di acque spagliate, sorgono i casolari di Ghigo (metri 1445).
Tanto Villa che Ghigo sono provviste di un discreto alberghetto alpino e la località, una volta lanciata, si presterebbe ad un ottimo sfruttamento turistico tanto più che d'estate è collegata a Perrero con un servizio automobilistico giornaliero. Il piano di Praly, circondato da magnifiche foreste, riposa all'ombra di un imponente scenario eretto dalla formidabile galoppata di cime che lo circoscrivono: M. Selletta (m. 2574), Punta Vergia (m. 2990), Cima Rondel (m. 2993) da un lato, Costa dell'Alpet dall'altro.
D'inverno un indicibile fascino riveste il candido bacino ed eccita entusiastiche ammirazioni.
Allora tutte le cose semplici ma pur belle della natura paiono sollevare uno stupore estatico che sì traduce in una leggerezza di tutto l'essere e, varcando il limitare degli abeti che ricoperti dai fusti ai rami di bianchi fiorellini lucidi come l'avorio somigliano ad alberi di cristallo, si può spaziare con gli sci sui pascoli innevati di Bout du Col, salire agevolmente alla Rocca Bianca (m. 2379), spingersi nel vallone dei Tredici Laghi oppure accontentarsi dei modesti propinqui campi di Indiritti, del Sapatlè, del Nido dell'Orso od osare anche gli impervi! passaggi dei colli che mettono nelle finitime valli de! Pellice o della Ripa.


Attilio Viriglio

Pel Gruppo Italiano Scrittori di Montagna

 


 


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