Questa
fotografia è stata fatta dalla vetta del Cornour nell'estate 2008. È
uno dei pochi punti da cui si possono vedere contemporaneamente tutti i
laghi.
Durante la glaciazione Würm un imponente
ghiacciaio sovrastava l'alta valle Germanasca. Millenni di lento
lavorio della massa di ghiaccio hanno levigato le rocce sottostanti e
livellato il terreno.
Col ritiro dei ghiacci, quello che era il
bacino di carico del ghiacciaio è diventato un grande vallone di alta
quota. La conformazione “ereditata” dal suo passato glaciale ha
favorito l'accumulo di acqua in parecchi punti diversi.
Vallone dei Tredici Laghi visto dalla cresta nei pressi di Punta
Cialancia a settembre 2019. La vetta scura quasi al centro è il
Cornour, all'orizzonte fra le nuvole a sinistra c'è il Monviso.
Nella zona dove si trovano il
Lago
Primo ed il
Lago della Carota
si vedono le caratteristiche rocce levigate dal ghiacciaio.
Foto: 2012.
Col passare dei millenni le pozze hanno assunto la conformazione e le
caratteristiche biologiche di laghi di alta quota.
Sono
tredici e tutti collocati sopra il limite della vegetazione perenne e
passano gran parte dell'anno gelati, almeno in superficie.
Uno dei laghi – quello detto “della Carota” - è completamente
intorbato e la presenza d'acqua è limitata ai rivoli che attraversano
la torbiera.
Quello detto “della Noce” è visibile solo al disgelo poi prosciuga del
tutto.
Vallone dei Tredici Laghi in veste invernale.
Gennaio 2012.
Panorma autunnale sulla parte alta del Vallone. La vetta più alta è il
Cornour.
Settembre 2010.
Nella toponomastica locale il vallone è anche detto come
La Gran Miando.
In condizioni naturali questi laghi sono popolati solo di anfibi – in
questo caso
rane temporarie
– larve di insetti, vermi, piccoli animali acquatici, plancton e
fitoplancton. Mancano del tutto i pesci che però sono stati
artificialmente introdotti in parecchi laghi.
Nei laghi in cui ci
sono pesci - nella fattispecie salmerini - la presenza di altre forme
di vita si è ridotta
drasticamente o ha subito radicali alterazioni. L’effetto
dell’introduzione del salmerino è complesso, ma alla fine
macroscopicamente visibile. Si tratta di un pesce estremamente vorace
che divora qualsiasi forma di vita da dimensioni “ingoiabili a fatica”
fino allo zooplancton pressoché microscopico. Nel suo ambiente naturale
le prede abbondano e questo comportamento rimane correttamente inserito
nell’equilibrio biologico generale. Nei piccoli laghi alpini come
questi, il salmerino riesce a cancellare quasi completamente la vita
animale compreso lo zooplancton. La scomparsa di quest’ultimo porta
all'espansione incontrollata del fitoplancton e di tutta la vegetazione
acquatica con
effetti di eutrofizzazione chiaramente visibili sotto forma di
sovrabbondanza di alghe e piante acquatiche, spesso molto belle, ma che
in effetti sono il campanello di allarme di un problema serio.
Il vallone è popolato anche di
marmotte
facili da vedere anche se non
da avvicinare.
Fra gli uccelli è facile scorgere i corvi imperiali ed i
gracchi.
Gli
ungulati sono più rari in quanto la zona è utilizzata per il pascolo
del bestiame che insieme alla presenza di abbondanti turisti porta un
certo disturbo.
I Tredici Laghi hanno trovato un estimatore d'eccezione in Papa Ratti –
Pio XI che in
un'intervista
offre questa osservazione:
«Io
ho una grande stima dei Piemontesi e in modo particolare dei
Pinerolesi, tra i quali conservo alcune care amicizie — era amico del
signor Marone, proprietario della villa che ospitò Edmondo De Amicis —
ma se i Piemontesi fossero dei Lombardi, avrebbero valorizzato i
Tredici Laghi, perché il sole di quella conca superba ha eccezionali
qualità terapeutiche ».
In passato la zona ha avuto una forte rilevanza strategica militare
dovuta alla vicinanza con il confine francese. Si nota ancora
l'imponente presenza di
strutture
militari e una fitta rete di strade che dal Vallone vanno verso le
altre innumerevoli
strutture militari
nei valloni circostanti. Nei pressi del
Lago Rametta è ancora possibile
vedere due cannoni dei quattro che erano stati portati durante la
seconda guerra mondiale.
Il
vallone dei Tredici Laghi è stato anche usato nel 1594 dal comandante
francese Lesdiguières durante il tentativo non riuscito di soccorrere
la Bricherasio ugonotta sotto assedio dalle truppe sabaude e spagnole.
Il
Vallone è facilmente visitabile grazie alla presenza di due seggiovie
che da Praly conducono direttamente a 2500 metri di quota.
L'ambiente
montano e ricco di acqua rende facile scorgere molti animali anche
non comuni. Marmotte,
corvi imperiali, bianconi, rane
ed anche i poco
conosciuti gordiacei.
Silhouette
di Corvo imperiale o Corvus corax.
Foto:
2010
Silhouette
di Biancone o Circaetus gallicus.
Questo
rapace ha la caratteristica di essere migratore per cui può essere
visto solo durante i passaggi. In questo caso si trattava della
migrazione autunnale.
Foto:
2010
I nomi dei laghi derivano dalla toponomastica popolare e sono spesso
legati a leggende o al loro colore.
Come
raggiungerli.
Il Vallone è attraversato dal
Sentiero Peyrot.
Chi preferisce andare a piedi può percorrere il tragitto che
da Ghigo porta ai
Tredici Laghi per la mulattiera raggiungendo il
Lago della Draja da cui poi ci si può
portare ai vari laghi.
Chi preferisce arrivare rapidamente può fare la
salita in
Seggiovia raggiungendo il
Sentiero
Peyrot che in pochi minuti porta al
Lago
dell'Uomo.
Occorre tenere presente che la facile accessibilità al Vallone
determina una intensa presenza umana nella zona. In queste condizione è
particolarmente importante fare un'attenzione “speciale” a non lasciare
rifiuti in giro, non fare rumore, non calpestare inutilmente la
vegetazione sforzandosi di rimanere sulle mulattiere perché qualsiasi
piccolo danno, moltiplicato per moltissime persone, diventa pesante.
Durante la visita sarà piacevole notare che, nonostante la forte
presenza di gitanti, raramente si vede in giro i rifiuti che solo pochi
decenni fa era tristemente facile trovare.